Prima l’apertura del presidente del Senato Ignazio La Russa in occasione della Giornata mondiale degli animali, lo scorso 4 ottobre. Adesso, il rilancio del capogruppo di Noi Moderati a Palazzo Madama Michaela Biancofiore, a margine di una conferenza stampa a Montecitorio. La proposta di consentire ai parlamentari di portare in aula i propri animali di compagnia, lanciata per la prima volta nel 2018 dall’allora deputata forzista Michela Vittoria Brambilla, continua ad incontrare consensi nel mondo delle istituzioni.
“Credo sia giunto il momento di autorizzare i senatori che ne sentono la necessità a portare i propri animali d’affezione dentro al Senato”, aveva detto La Russa sdoganando di fatto l’ipotesi di spalancare le porte del Parlamento a cani e gatti. Ancor più ampia è stata poi la successiva apertura della Biancofiore: “Potranno entrare tutti gli animali da affezione secondo la categoria europea internazionale: cani, gatti, conigli nani, pappagalli.” E perché no gli iguana a questo punto? “Rientrano tra gli animali domestici, visto che nei comportamenti quotidiani si comportano proprio come un cane”, ha affermato convintamente la senatrice di Noi Moderati.
E allora perché dover escludere dalla lista il maiale, dal momento in cui anch’esso si presta ad essere facilmente addomesticato e ad interpretare la parte dell’animale domestico. Sui suini, però, né la Biancofiore né La Russa si sono espressi pubblicamente, sebbene appare alquanto intuitivo come un’eventuale apertura sarebbe tale per qualunque genere di animale si possa in qualche modo prestare ad un uso domestico. D’altronde, come impedire a un parlamentare di portare in aula il proprio maialino o il proprio criceto quando i colleghi deputati e senatori si lasciano tranquillamente accompagnare in aula da cani, gatti, conigli e pappagalli? Praticamente impossibile. Una volta aperti i recinti (giusto per restare in tema) di Palazzo Madama e Montecitorio, nessuno più potrà impedire il pullulare tra i banchi del Parlamento di tutto un insieme di animali di vario genere e specie. E, del resto, quale modo migliore per ridurre l’assemblea legislativa dello Stato, il luogo simbolo di una democrazia, ove andrebbero affrontati e magari anche risolti i molti problemi che affliggono il Paese, in una sorta di zoo stracolmo di un’ampissima varietà di simpaticissimi quadrupedi scodinzolanti.
Nulla contro gli zoo e i tanti esemplari che li popolano, intendiamoci. Ma l’immagine di un Parlamento letteralmente invaso da animali non rappresenta esattamente quel che si definirebbe “un bello spettacolo”, sebbene di spettacolare in Parlamento sia rimasto ben poco, visto anche il livello intellettuale di certe proposte che suscitano nel cittadino sentimenti oscillanti fra il riso sarcastico e il pianto sconsolato. Ciò detto e chiarito, almeno una cosa appare certa tra i molti dubbi che aleggiano intorno a tale stravagante proposta: data la foltissima percentuale di asini che gremiscono oggi le aule parlamentari, gli animali in questione, se accolti, non si troverebbero certo in cattiva compagnia.
Salvatore Di Bartolo, 21 ottobre 2024
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