Un pazzo, un suicida, uno che disse “non ci arrenderemo mai” all’indomani della disfatta di Dunkerque. No, un genio, come se ne contano poche unità nel calderone dei secoli, un uomo istintivamente connesso con i sussulti della Storia, uno che negli anni Trenta aveva capito contro tutti che Adolf Hitler era la minaccia suprema, e che nel 1940 capiva contro tutti che no, ci si poteva non arrendere, bastava tenere il domino aereo della Manica e accesa la fiammella del mondo libero, perché era questione di tempo, gli Stati Uniti non potevano non scuotersi, anzi ci si doveva non arrendere, perché l’alternativa era un buco nero: “Nessuna sopravvivenza per l’anelito, la forza motrice dei tempi, che l’umanità muova avanti verso il suo traguardo”. L’uomo che ha impedito il trionfo del nazismo, e che quindi ha preparato per primo il suo crollo finale. Ecco, questo è l’uomo di cui gli Antifa hanno insozzato la memoria. Giustamente: loro hanno molto più in comune con l’altro, l’imbianchino, il tiranno, l’assassino.
Giovanni Sallusti, 8 giugno 2020