Politiche green

Gli attivisti green colorano il fiume: strage di pesci

attivisti green © Tomas Ryant tramite Canva.com

La città alsaziana di Colmar, poco distante dal confine con la Germania, comincia a vedere… i pesci verdi. Sabato scorso gli eco-teppisti di Extinction Rebellion hanno rovesciato nei canali del fiume Lauch un colorante in segno di protesta, provocando la moria di numerosi pesci. La tintura impiegata dai facinorosi è a base di fluoresceina, un colorante organico dall’elevata fluorescenza che assume il caratteristico cromatismo verde una volta a contatto con l’acqua. Adesso la “piccola Venezia” francese, com’è chiamata dai suoi abitanti, non ha più nulla da invidiare al capoluogo veneto: l’episodio ricorda quanto avvenuto il 28 maggio nella Serenissima. A differenza di Colmar, dove il gruppo Extinction Rebellion di Strasburgo ha rivendicato l’iniziativa, i responsabili di Venezia non sono mai stati identificati.

Eco-teppisti in azione

L’Alsazia è stata bersaglio dei collettivi pseudo-ecologisti per tutto il fine settimana. Si sono registrate azioni dimostrative nelle principali località della regione: “In diversi luoghi del centro di Strasburgo, in altre città dell’Alsazia e perfino al di là del Reno”, come ha scritto impunemente Extinction Rebellion Strasburgo sul suo profilo Facebook. Non è la prima volta che i fanatici ambientalisti adoperano la fluoresceina nelle loro contestazioni: nel 2016 è stata impiegata in altre contestazioni ad Annecy, Rennes o Alèsin, mentre lo scorso marzo è stata scaricata nelle acque del Var per protestare contro la riforma delle pensioni varata da Macron.

Gli eco-teppisti hanno voluto denunciare il progetto Stocamine voluto dal ministro della Transizione ecologica, la macroniana di ferro Barbara Pompili. L’operazione consiste nello stoccaggio a 550 metri di profondità di 42.000 tonnellate di rifiuti contenenti amianto, arsenico e mercurio dentro l’ex miniera di potassio di Wittelsheim. Ça va sans dire, gli adepti di Extinction Rebellion hanno omesso un dettaglio (per celia o per ignoranza): i rifiuti interrati nelle gallerie dell’Alto Reno saranno circondati da un massetto in cemento per evitare la contaminazione della falda freatica sottostante. Ai giovanotti di Extinction Rebellion poco importa: preferiscono deturpare opere d’arte, monumenti e ruscelli, anche a costo di uccidere la fauna fluviale che vorrebbero proteggere dalla “crisi climatica”.

Il pugno duro del sindaco

Non si è fatta attendere la reazione del sindaco di Colmar, il repubblicano Éric Straumann. Il primo cittadino, 48 ore dopo l’azione di protesta, ha riferito a Le Figaro di essere insospettito dalla correlazione tra lo sversamento del liquido verdastro e la morte dei pesci: “Il prodotto dovrebbe scomparire rapidamente, ma l’acqua è ancora verde. Ho visto più di dieci pesci morti: è qualcosa di anormale, perché di solito non succede”. Straumann ha fatto sapere che uno degli attivisti è stato arrestato dalle Brigate Verdi, un corpo di agenti che funge da polizia municipale nei centri rurali.

“L’autore del reato è stato identificato dalle Brigate Verdi. Stiamo continuando la procedura contro questo individuo” ha affermato il sindaco, sottolineando “l’impatto sulla fauna acquatica di questo colorante, che è stato disperso in grandi quantità”. Le Brigate Verdi hanno consegnato il responsabile alla polizia nazionale dopo l’arresto. Éric Straumann punta ad una sorveglianza rigorosissima della zona in cui si è verificato l’episodio. Il danno causato da Extinction Rebellion è notevole: Colmar è un centro turistico di primaria importanza nel Grand Est francese. Si teme che la moria di pesci, qualora proseguisse, possa dare vita ad un’emergenza sanitaria. E, vista l’eco della vicenda in tutta la Francia, non si può escludere una diminuzione dei flussi turistici diretti a Colmar.

La visibilità degli eco-vandali

Gli eco-vandali hanno raggiunto una visibilità mediatica enorme: liceali che marinano la scuola per partecipare ai Fridays for Future (gettando cartacce e buste di plastica nelle strade); gruppuscoli di “barbari” che danneggiano i quadri nei nostri musei; orde di giovani che affollano gli studi televisivi con sproloqui di stampo neo-marxista. E chiunque replichi alle loro gretinate viene tacciato di “negazionismo climatico”. Proprio così: il termine che si riferisce a chi nega l’Olocausto è diventato un’etichetta da affibbiare a coloro che non si piegano ai dettami del millenarismo green. Parte della sinistra ha già fatto propria questa nuova retorica, coccolando i collettivi eco-fondamentalisti come Ultima Generazione. Eppure sarebbe ora che tali personaggi fossero considerati per quello che sono: utili idioti della Cina “elettrica” di Xi Jinping.

Lorenzo Cianti, 19 settembre 2023