Esteri

Gli effetti collaterali della strategia di Macron

macron parlamento francia © OfirPeretz tramite Canva.com

Emmanuel Macron ha vinto la sua scommessa elettorale. Ha funzionato la sua strategia in chiave dichiaratamente antilepenista, hanno funzionato le desistenze, ha funzionato il fronte repubblicano formato proprio per arginare l’ascesa al potere del Rassemblement National di Marine Le Pen. Alla fine è andata esattamente come il presidente francese avrebbe desiderato che andasse: gli elettori hanno rispettato le indicazioni delle loro rispettive famiglie politiche, sposando la linea del “tutti tranne Rn”, e regalando così un inatteso boccone amaro al duo Le Pen-Bardella, che già pregustava un’incandescente coabitazione con Macron.

E invece no. Il giovane presidente di Rn dovrà rinunciare (almeno per il momento) ai suoi sogni di gloria, e il suo partito, dopo un deludente terzo posto, alla possibilità di governare. Sono queste le sole certezze di una Francia letteralmente spaccata, con un’Assemblea Nazionale divisa in tre blocchi che complicano, e non poco, la formazione di un nuovo governo. E proprio adesso viene il bello. Perché se è vero che con la sua strategia Macron è riuscito a impedire la formazione di un esecutivo spostato a destra, respingendo la cosiddetta “onda nera”, non è detto che adesso riesca a fare altrettanto con l’accozzaglia rossa, riunita per l’occasione sotto l’unica bandiera del Nouveau Front Populaire, che accoglie al suo interno tutte le possibili declinazioni di gauche: socialisti, comunisti, verdi, radicali, e chi più ne ha più ne metta.

Insomma, un fronte talmente eterogeneo che rischia di regalare parecchi grattacapi al presidente francese nelle settimane a venire. Ecco dunque che, quello che in queste ore viene visto come un autentico capolavoro di tattica politica, e di fatto tale è stato, almeno considerando il breve periodo e nell’ottica di estromettere Rn dal governo, potrebbe invece rivelarsi un pericoloso boomerang nel medio-lungo periodo.

Stando al risultato delle legislative, infatti, Macron ha ora due possibilità: inchinarsi alla variegata gauche del nuovo fronte popolare, come reclamato a gran voce dal leader di France Insoumise, Jean Luc Melenchon, la prima forza della coalizione per numero di seggi nella nascitura Assemblea Nazionale, oppure provare a spaccare il Nouveau Front Populaire, “fregare” Melenchon e cercare un accordo con le altre forze della coalizione di sinistra. In quest’ultimo caso, un possibile “tutti dentro” con fuori i soli Le Pen e Melenchon, rischierebbe di gettare il paese nel caos ingovernabilità, o comunque di radicalizzare ulteriormente il voto dei francesi in vista delle prossime presidenziali in programma nel 2027.

Nel primo caso, invece, la Francia si ritroverebbe di colpo guidata da un poco rassicurante esecutivo di estrema sinistra retto da forze (su tutte France Insoumise) dichiaratamente antioccidentali e antisemite. Il che, finirebbe inevitabilmente col minare gli equilibri francesi ed europei, e spianare la strada di Marine Le Pen nella corsa all’Eliseo.

Salvatore Di Bartolo, 8 luglio 2024

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