Gli effetti collaterali dell’auto elettrica

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Un (finto) CEO parla al board di una (finta) big car company

“Cari colleghi, nell’ultimo board vi avevo anticipato che la Commissione Ue stava per emettere il piano “Fit for 55”, un imponente pacchetto di proposte legislative, tra queste, quelle riguardanti l’auto.

Il biossido di carbonio (CO2) delle nuove auto dovrà diminuire, rispetto al 2020, del 55% dal 2030 e del 100% dal 2035. Quindi nel 2035 cesserà l’attività della nostra centenaria multinazionale (benzina, diesel, ibride) che dovrà o essere full elettric o non essere.

Personalmente sono psicologicamente certo che sono due target infattibili, ma tant’è. I sacerdoti della mobilità sostenibile, ignorando la realtà, parlano per sentenze. Pensate che non ci hanno detto neppure quando la spina di ricarica delle auto elettriche non troverà più l’osceno carbone o l’untuoso petrolio, ma acqua, sole, vento. Fino a quel momento le auto full elettric saranno molto più inquinanti (sic!). Questa data del 2035 non ha alcuna logica industriale, ma escludo che possa essere cambiata. Invito il Board a non contarci. I politici si sono messi un nodo scorsoio intorno al collo, per ragioni di immagine non rinunceranno mai a non impiccarsi a quella corda. Sono succubi della “Cancel Culture”.

Per noi, Big Car Company, questa è una rivoluzione totale, simile allo sbarco sulla Luna. Ma quello fu un atto politico di pura immagine, a basso costo. Questo no, riguarda il totale ridimensionamento dell’industria delle industrie, la vita di centinaia di milioni di lavoratori, di clienti, di fornitori, di partner. Una rivoluzione copernicana in nome di una mobilità sostenibile di cui non si conoscono ancora i parametri, i costi, i danni collaterali. Una certezza: solo la Cina ne beneficerà, forse il suo cagnolino tedesco, a spese del resto dell’Europa.

Vi confesso che non sono in grado di disegnarvi lo scenario della mobilità privata del prossimo futuro. Si intersecano troppi fattori: sensibilità green personali e collettive, evoluzioni dell’offerta di servizi che non prevedono la mobilità dei clienti, diffusione o meno, e con quale incidenza, dell’home working, le capacità di spesa della classe media in rapido declino, e molte altre variabili che i nostri specialisti di marketing stanno analizzando. Di certo i volumi di produzione e di vendita sono destinati a calare paurosamente. Dovremo rottamare i nostri modelli di massa per entrare nel finto lusso? Non vi so rispondere.

Eccovi un report. Come vedete i nostri passati investimenti su benzina, diesel, ibridi, non torneranno mai più, quindi consuntiveremo pesanti perdite. Men che meno quelli per il mantenimento gamma fino al 2035. In contemporanea vi dovrò chiedere continui aumenti di capitale per coprire le perdite di redditività derivanti dalla caduta delle vendite delle auto convenzionali (negli ultimi 5-7 anni chi le comprerà ancora?), per il costante aumento dei costi delle auto elettriche, per la difficoltà di “imparigliamento” dei cicli progettativi-produttivi fra auto convenzionali ed elettriche.

Sono certo che per un’azienda privata la transizione richiesta è economicamente infattibile, e inaccettabile. Capisco lo stupore misto a terrore che vedo nei vostri occhi. Ebbene sì, dovremo consuntivare perdite enormi, licenziare una parte importante delle nostre maestranze, chiudere stabilimenti e siti produttivi e logistici, investire enormi somme per i nuovi prodotti, però in un mercato sempre più povero e confuso.

Henry Ford disse: “C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti”. Per rendere vera questa affermazione pagava molto più del mercato i suoi operai, perché fossero loro i primi clienti dell’auto che costruivano. Oggi l’auto elettrica la potranno comprare solo i benestanti e i ricchi delle ZTL, e lo Stato darà loro incentivi. Si incentivano i benestanti e si licenziano i lavoratori, un mondo capovolto. Come il full electric Elon Musk (e il suo compare Jeff Bezos) che inquinano ciascuno come 300 aerei per provare l’ebrezza di uscire dall’atmosfera per 10 minuti e 18 secondi. Questa è la classe dominante che ci governa e pontifica.

Cari Consiglieri, questo non è più il mio mondo. Per dignità personale e di etica professionale rassegno le mie dimissioni, irrevocabili. Vi suggerisco di cedere l’azienda allo Stato, anche a zero, meglio una perdita secca ora che uno stillicidio continuo. Lo dovete ai nostri dipendenti, ai fornitori, ai partner, ai sindacati. Il modello di business impostoci con questi tempi non ha futuro, è una nazionalizzazione vera e propria. Non contesto la scelta “auto elettrica” ma le modalità e i tempi. Chi ha fatto questa scelta se ne assuma oneri e onori. Buona fortuna.”

Riccardo Ruggeri, 24 luglio 2021

Zafferano.news

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