Un recente studio coordinato dal professor Mario De Curtis dell’Università La Sapienza di Roma, pubblicato da Archives Disease in Childhood, ha analizzato i dati riferiti ai bambini nati morti nei centri della Regione Lazio, registrando un loro aumento fra marzo e maggio nella piena tempesta pandemica. Il Covid-19 si sta rivelando un virus egocentrico che attrae su di sé tutte le attenzioni sanitarie con la conseguenza nociva di trascurare altri aspetti connessi all’assistenza medica.
Secondo lo studio summenzionato il Covid, avendo monopolizzato le energie sanitarie, ha provocato una negligente gestione dei residuali quadri clinici come quelli riguardanti le patologie oncologiche, i disturbi cardiovascolari e la gravidanza con l’effetto, in quest’ultimo caso, di aver determinato un incremento della mortalità dei nascituri, triplicandone i decessi. Un virus onnivoro che è avanzato nel suo percorso divorante, come fosse la riedizione del Pac-Man in versione malvagia che fagocita le esistenze disseminate all’interno del grande labirinto della vita.
Il Covid si sta rivelando un morbo vigliacco che colpisce soprattutto i più deboli: gli anziani ed i soggetti affetti da “comorbilità”, ossia dalla coesistenza di più patologie. Se aggiungiamo le risultanze della ricerca pubblicata da Archives Disease in Childhood, che attesta nel periodo marzo-maggio 2020 un aumento di tre volte il numero dei bambini nati morti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ricaviamo un quadro compromesso del benessere generale.
I bambini nati morti sono stati causati dalle modalità con cui si sono imposte le misure restrittive, ingabbiando la cittadinanza nell’unidimensionalità dell’emergenza, inducendo le gestanti a saltare le visite di controllo durante la gravidanza per il timore di contagiarsi.
Le vittime delle implicazioni cliniche e psicologiche del virus, anziani e nascituri, rappresentano il binomio suggestivo che testimonia la continuità generazionale tra passato, presente e futuro e spezzare tale eredità è come autorizzare un reset, rinunciando a coltivare l’attesa fiduciosa, l’ambizione e i progetti proiettati al futuro.
Il governo rossogiallo nella gestione dell’emergenza ha mostrato una colossale inadeguatezza anche a livello comunicativo, salmeggiando una narrazione terroristica del virus per rendere accettabili le misure di segregazione sociale.