Politica

Gli errori del centrodestra in Sardegna

Il messaggio che le urne sarde hanno recapitato al centrodestra non va liquidato come test localistico senza rilevanza nazionale, isolandolo nella sua territorialità insulare. Sottovalutare i segnali che derivano da una sfida elettorale non è segno di maturità politica e si rischia di replicare gli errori che hanno determinato la sconfitta del centrodestra in Sardegna. L’alert elettorale impone un esame non autoassolutorio, individuando nel voto disgiunto la causa dell’esito elettorale.

La sconfitta di Truzzu, seppure molto di misura, rileva un difetto nel metodo pressoché impositivo con cui si è arrivati alla sua investitura come candidato presidente per riequilibrare le postazioni di potere regionale in funzione dei nuovi rapporti di forza nella coalizione di centrodestra. Fratelli d’Italia in ragione della sua preminenza elettorale si pone l’obiettivo di ridisegnare le leadership locali, rivoluzionando gli assetti ereditati dalle precedenti consultazioni e alimentando frizioni interne alla coalizione. Il popolo di centrodestra ripudia le divisioni e sanziona i dissidi che precedono la formulazione della proposta politica.

Questo lo sapeva bene il fondatore del centrodestra Silvio Berlusconi che, consapevole di tale attitudine dell’elettorato di riferimento, nelle scelte dei candidati locali faceva prevalere lo spirito di coalizione a qualsiasi vocazione egemonica. Il Cavaliere si dimostrava leader dell’insieme politico e non soltanto di una componente parziale. Berlusconi provò a fare il partito unico per assimilazione e seduzione, ma non riuscì nel suo intento. Figuriamoci se l’unicità si possa raggiungere attraverso tentativi di cannibalizzazione, mortificando le componenti minoritarie. Il centrodestra è un’alleanza collaudata che si è strutturata nella complementarità delle sue componenti, tanto che negli anni abbiamo assistito a mutamenti dei rapporti di forza con una mobilità dei flussi elettorali interni alla coalizione.

Tale permeabilità attesta l’organicità del centrodestra che la litigiosità dettata da velleità egemoniche rischia di sgretolare. L’orizzonte politico delle elezioni europee non deve innescare dinamiche conflittuali per differenziarsi o circoscriversi nel proprio segmento identitario, perché gli elettori del centrodestra hanno affidato a Giorgia Meloni, a Matteo Salvini e Antonio Tajani la responsabilità di governare il Paese senza pregiudicare la forza unitaria della coalizione.

Andrea Amata, 28 febbraio 2024

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