“Gli eurodeputati? Idioti”. Chi è Olivér Várhelyi, il commissario di Orban

L’ungherese è il nuovo commissario europeo alla Salute e al benessere animale, ma la sua nomina ha fatto parecchio discutere per alcune recenti controversie

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chi è Várhelyi

Non è stato semplice per Ursula von der Leyen assemblare la squadra per la Commissione europea. Il caso di Fitto e della spagnola Ribera ha causato parecchie grane alla maggioranza, ma non è stato l’unico ostacolo per la presidente del governo europeo. Un’altra nomina che ha scatenato scontri e tensioni è stata quella dell’ungherese Olivér Várhelyi, scelto come nuovo commissario alla Salute e al benessere animale. Il sì al 52enne, che prende il posto della cipriota Stella Kyriakides, è arrivato all’ultimo secondo, quando sembrava ormai certa la bocciatura. Ma perché così tante discussioni sul suo conto?

Olivér Várhelyi ha già fatto della Commissione europea in qualità di commissario per l’allargamento e la politica di vicinato. Nel suo passato diversi incarichi in Ungheria: dal ministero dell’Industria e del Commercio al ministero degli Affari esteri, passando per il ruolo di capo di gabinetto del capo dell’unità legale del ministero. Poi l’avventura europea, prima come consulente legale e poi a capo del servizio legale fino al 2006, anno dell’adesione di Budapest. Per due anni Várhelyi è stato capo del dipartimento di diritto dell’UE presso il ministero della Giustizia ungherese. Dal 2008 al 2011 è stato per un breve periodo a capo dell’unità della Commissione europea, responsabile dei diritti di proprietà industriale presso la direzione generale Mercato interno e servizi.

Successivamente Várhelyi è tornato al servizio estero, prima come vicedirettore e poi come capo della Rappresentanza permanente con il grado di ambasciatore straordinario e plenipotenziario. Nel corso degli anni ha coltivato un grande rapporto con il primo ministro Viktor Orban, pur non facendo parte del suo partito. Nel 2019 è arrivata la nomina a commissario dopo che il Parlamento europeo aveva respinto il primo nominato, ossia László Trócsányi. Nel corso degli ultimi cinque anni l’ungherese è stato spesso al centro di polemiche, soprattutto da parte della sinistra.

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Secondo molti detrattori, Várhelyi avrebbe rotto le fila con la linea ufficiale della Commissione europea per perseguire l’agenda allineata con il governo di Orban. Una delle controversie principali risale al gennaio del 2023, quando il Parlamento europeo chiese una indagine indipendente e imparziale per determinare presunte violazioni del codice di condotta della Commissione. Entrando nel dettaglio, Várhelyi venne accusato di aver minimizzato l’arretramento dello Stato di diritto in Serbia e di aver sostenuto le azioni separatiste di Milorad Dodik in Bosnia Erzegovina.

Un altro episodio particolarmente controverso riguarda un dibattito parlamentare proprio sui Balcani. Visibilmente stizzito dagli attacchi ricevuti, Várhelyi venne ripreso mentre chiedeva: “Quanti idioti sono rimasti?” in riferimento proprio ai parlamentari. Il breve video divenne rapidamente virale e scatenò la reazione furiosa da parte dei deputati, che chiesero immediatamente le sue dimissioni. Il commissario ungherese presentò le sue scuse, sottolineando che il suo commento polemico era legato a una “conversazione privata” con il suo capo di gabinetto ed “estrapolato dal contesto”.

Non è tutto. Várhelyi è finito al centro dell’attenzione subito dopo lo scoppio della nuova crisi in Medio Oriente. Nei giorni successivi alla strage di Hamas in Israele, l’ungherese annunciò improvvisamente che tutti i pagamenti alle autorità palestinesi sarebbero stati immediatamente sospesi. Várhelyi agì senza interpellare la von der Leyen o i suoi colleghi della Commissione, ma quella non fu l’unica volta. Subito dopo l’annuncio del procuratore generale della Corte penale internazionale di aver richiesto mandati di arresto per Netanyahu e Gallant, Várhelyi è andato in Israele in veste ufficiale per incontrare i vertici dello Stato ebraico. Una testimonianza di vicinanza e di sostegno che non è piaciuta – ovviamente – alla sinistra europea, che in più di un’occasione ha attaccato Netanyahu e i suoi ministri per le azioni a Gaza, dimenticando quanto accaduto il 7 ottobre del 2023.

Franco Lodige, 23 novembre 2024

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