Oggi Repubblica pubblica un appello per salvare l’Europa firmato da intellettuali come Mario Vargas Llosa, Milan Kundera, Anne Applebaum, Bernard-Henri Lévy, Claudio Magris, Roberto Saviano, Eugenio Scalfari e molti altri. Lo scopo immediato è delegittimare le forze antieuropee che, secondo i sondaggi, vinceranno quasi ovunque. Sul lungo periodo, l’appello spiega: “dietro la strana sconfitta dell’Europa che si profila all’orizzonte, dietro a questa nuova crisi della coscienza europea che si accanisce a demolire tutto ciò che ha reso le nostre società grandi, nobili e prospere, vi è il tentativo – a cui dagli anni Trenta in poi non si era mai assistito – di mettere in discussione la democrazia liberale e i suoi valori”.
Se potessi, chiederei ai firmatari: cosa c’è di meno conforme alla democrazia liberale della Unione Europea? È vero che siamo chiamati a votare ma è anche vero che il Parlamento ha poteri limitati e nessuno ci ha mai chiesto di scegliere un leader che governi l’Europa. Se non ce l’hanno chiesto, significa che non non sono interessati a coinvolgerci. La tecnocrazia non ama la democrazia liberale. Nei Paesi anglosassoni esiste una letteratura corposa sull’Unione europea come esempio di moderno impero. Il peggiore degli imperi: un impero senza imperatore, dove si parlano 25 lingue e chi comanda davvero è sua maestà l’euro, una moneta che ha valori diversi a seconda dei Paesi in cui viene speso. In Germania ha un valore, in Italia ne ha un altro. La lucidità degli artisti in campo politico è piuttosto scarsa.
Alessandro Gnocchi, 26 gennaio 2019