Gli italiani messi ai domiciliari dal governo della “non sfiducia”

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Il vero dato politico, restituito dall’orrido suk del Senato, è ben più inquietante dell’ennesimo spettacolo di figuranti della politica, incollati agli scranni col Vinavil. La giornata di ieri, con la “non sfiducia” strappata al fotofinish con 156 sì, sancisce infatti un’allarmante realtà: un governo senza la maggioranza assoluta e con una maggioranza relativa messa insieme con lo sputo, privo perciò di legittimazione politica, sarà anche il governo che ci tiene ai domiciliari. Che decide chi lavora e chi non lavora, chi apre e chi chiude, quanta gente può viaggiare su una macchina e quanta se ne può ricevere in casa. Lo scempio delle libertà costituzionali, insomma, continuerà a essere perpetrato da un esecutivo bollito, tenuto in vita con la respirazione artificiale grazie al mercato delle vacche e al patologico mutismo del Quirinale.

Conte senza maggioranza

Badate bene: non è che, fino a qualche settimana fa, Giuseppe Conte guidasse un governo solido, dignitoso, aperto al confronto parlamentare, rispettoso delle forme democratiche. Che il premier in pochette, da avvocato del popolo, si fosse trasformato in caudillo, lo scrivevamo da mesi. Adesso, però, la situazione è diventata grottesca. Una maggioranza già appiccicaticcia, inventata da un guizzo del fu Rottamatore oggi rottamando, si è trasformata in un’armata Brancaleone con dentro le caricature dei soldati di ventura: il club Mastella, Lello Ciampolillo (quello che voleva “debellare la xylella con le onde elettromagnetiche”), brandelli di Forza Italia e i senatori a vita – immancabili, quando si tratta di soccorrere la sinistra che annega. Quale legittimità politica ha, questo accrocco, per colorare le Regioni (e, ogni volta, sulla base di dati stantii)? Per condannare a morte ristoranti, alberghi, palestre, cinema, teatri? Per incolpare gli italiani di contagi e vittime, citando in Aula i calcoli strampalati dei virologi di regime?

Sinistra appesa agli Scilipoti

Quello che è successo sarebbe stato indegno in tempi normali: per intenderci, come quelli in cui i compagni tiravano le uova contro Palazzo Madama, furibondi per i Razzi e gli Scilipoti che adesso accolgono tra gli applausi. Figuriamoci di questi tempi. Non solo un governo fiacco, paralizzato dai ricatti e dai mercimoni, è inadatto a fronteggiare la crisi sanitaria e ad accompagnare l’Italia fuori dall’incubo. È persino offensivo che ci provi.

È un oltraggio alla giustizia che calpesti la nostra libertà, con l’autorità (e l’autorevolezza) di un Riccardo Nencini e di un Bruno Tabacci, con una maggioranza raffazzonata da 156 teste, che ricalca specularmente la somma dei 140 no alla fiducia e dei 16 astenuti.

Se vi viene in mente un punto più basso della storia della Repubblica, segnalatecelo. Per le prime 100 telefonate, in palio sottosegretariati e ministeri.

Alessandro Rico, 20 gennaio 2021

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