Politica

“Gli scafisti?”, “Ma sono dei disgraziati”. Ed è lite Sallusti-Bompiani

Le parole del Papa sui trafficanti in mare: è scontro tra la scrittrice radical chic e il direttore di Libero

A Zona bianca del 5 marzo si parla del tragico naufragio e Alessandro Sallusti non fa sconti ai dem che avevano chiesto nei giorni precedenti le dimissioni del ministro degli Interni Piantedosi: “Se fossero coerenti, l’onorevole Malpezzi e il Pd stasera chiederebbero le dimissioni di Papa Francesco, che oggi all’Angelus ha detto esattamente la stessa cosa, ha detto “fermate gli scafisti”.

Ma qualcuno non è d’accordo. In sottofondo, si sente: “No, non ha detto così”. È la scrittrice Ginevra Bompiani che interviene e precisa: “Il Papa aa parlato di trafficanti, non di scafisti”. “Trafficanti o scafisti, mi sembra un sinonimo”, dice il conduttore Giuseppe Brindisi. “Va be’, va be’, va be’”, ripete Sallusti, quasi ad assecondare la sparata della penna radical chic, per poi rilanciare: “Chiedete le dimissioni del Papa, che oggi ha chiesto di fermare quel tipo di migrazione”.

Qualche minuto dopo, la parola proprio alla Bompiani, che torna sulla provocazione del direttore di Libero: “Citava male Papa Francesco, il quale ha una posizione completamente opposta a quella di Sallusti – come è evidente – e ha detto una cosa molto diversa…”

“Cosa ha detto oggi?”, replica prontamente Sallusti.

“Ha detto che ‘bisogna fermare i trafficanti’, risponde la Bompiani.

“E chi sono gli scafisti? Chi sono?”, la incalza Sallusti.

“Non sono gli scafisti. Gli scafisti sono dei disgraziati, saranno anche antipaticissimi, ma sono dei disgraziati che vengono buttati, messi nelle navi dove corrono gli stessi pericoli…”

“E i trafficanti chi sono?”, insiste Sallusti.

La Bompiani continua: “Sono lì per quattro soldi. I trafficanti sono delle organizzazioni che si prendono un sacco di soldi. Gli ottomila euro non vanno agli scafisti. Gli scafisti sono dei prezzolati. I trafficanti sono delle organizzazioni che sono d’accordo con Paesi come la Libia e la Turchia (che noi paghiamo) che ci ricattano”.

Sallusti è d’accordo su quest’ultimo punto, ma continua a chiedere alla scrittrice chi paga gli scafisti. Il senso è chiaro: gli scafisti non sono vittime, ma parte attiva di questo meccanismo criminale.

Ma la Bompiani non ci sente. Ripete che i trafficanti sono cosa diversa dagli scafisti: si tratterebbe di organizzazioni criminali che collaborano con paesi quali Libia e Turchia. Un’argomentazione simile a quella usata da certa sinistra per sminuire il ruolo degli spacciatori di droga nelle nostre città: “pesci piccoli” sfruttatati dai colletti bianchi delle organizzazioni malavitose.