Gli Usa hanno visto pochissimi conflitti sul loro territorio. A parte la guerra per l’Indipendenza, sempre celebrata, della seguente si vergognano, perché le presero. Combattuta dal 1812 al 1815 ancora con gli inglesi e per una questione, al solito, di pellicce di castoro, i britannici ebbero la loro vendetta incendiando addirittura Washington. La Casa Bianca si chiama così per via dell’intonaco della frettolosa nuova costruzione. Poi le guerre indiane, ma erano tutte nel Selvaggio West, e quella col Messico, ma era tutta nel Selvaggio Sud. Infine, la Secessione. Ah, avviso ai trolls: sto semplificando per comodità di discorso, non intendo qui stendere un trattato di storia, anche perché non è il luogo. Dicevo, con la Guerra di Secessione, il Nord industriale e protezionista spezzò le reni al Sud agrario e liberista. La liberazione degli schiavi era una scusa che cominciò ad essere usata come arma di propaganda bellica quando i Confederati furono a un passo dal prendere la captale nordista.
Da allora, tutte le guerre degli Usa sono state combattute in casa altrui. E sempre da presidenti democratici (con la sola eccezione di Bush). Ai presidenti repubblicani è sempre toccato chiudere guerre senza sbocco che predecessori della concorrenza avevano inaugurato. Fu il repubblicano Trump ad andare a stringere la mano a Kim Il Sung. Che sotto Biden ha ripreso coi missili. L’America è nata dal rifiuto della «corrotta e decadente» Europa, da Padri Pellegrini che erano protestanti così fanatici da essere stati cacciati nelle colonie da altri protestanti. Da essi hanno ereditato la tendenza a combattere non nemici o avversari, ma il Male. Contrariamente a quel che si pensa, il romanzo nazionale americano non è Via col vento. Ma Moby Dick: un invasato capitano che, Bibbia alla mano, dà una caccia senza tregua al Diavolo, convinto di essere investito da una missione divina. Il suo Dio, ovviamente, non è Gesù ma Jahvè, il Dio degli Eserciti, spietato e vendicativo. Come da origine puritano-calvinista. Per questo, quando vincono, lo processano: non è uno sconfitto, ma un Reprobo. Si tenga presente che neanche gli inglesi pensarono di processare Napoleone, che pure aveva milioni di morti sulla coscienza, civili compresi.
Ci sono due Americhe, l’una contro l’altra armata: quella democratica e quella repubblicana. John Wayne e Clint Eastwood contro Sean Penn e George Clooney. Walt Disney padre contro la Disney attuale. La prima, frugale, rurale, Dio-patria-famiglia, si riconosce in Trump. Quella liberal è incistata nelle grandi città soprattutto della West Coast, in tutti i media, a Hollywood. La sua ideologia è nota: Lgbt, gender, love-is-love, sex-drugs-rock’n’roll, trans, Blm, political correct, cancel culture (altrui). La sua capacità di infiltrazione nei gangli del potere e dei media è pari a quella del nostro Pd, che non a caso prende da essa gli input.
Il famoso complesso militar-industriale americano ha una sola ideologia: i soldi. E pure i liberals, essendo edonisti allo stato puro. Ma non siamo qui per tirare le somme. Solo per profetizzare che questa America ormai è arrivata a un punto di non ritorno. L’invasione di Capitol Hill e il fatto che, per la prima volta nella storia americana, i luoghi del potere sono stati blindati con cancellate dimostra che gli Stati Uniti sono sulla soglia di un’altra guerra civile. Ormai le idealità dei due schieramenti sono talmente radicalizzate da non ammettere possibilità di dialogo.
Mezza America ha ormai schifo dell’altra mezza, che manda drag queen a insegnare ai bambini dell’asilo. Puritani pasticceri sono costretti a ricorrere ai tribunali per non confezionare torte gay. Cristiani «rinati» devono chiudere il loro alberghetto in cui non ammettono lune di miele omo. Fotografi di nozze girano protetti dalla polizia. La quale deve inginocchiarsi davanti agli afro e lasciar saccheggiare le drogherie dei coreani. Non dimentichiamo che tutti gli americani sono armati come da Costituzione. Stiamo dunque alla finestra.
Rino Cammilleri, 5 aprile 2022