Negli Stati Uniti (e non solo) l’uomo, come eravamo abituati a conoscerlo, è sempre più una specie in via d’estinzione. La virilità, merce da museo ormai, fra non molto tempo – possiamo starne certi – andrà a far compagnia alle statue degli eroi del passato negli sgabuzzini della storia. Insieme all’intelligenza e al buon senso, infatti, anche il sano orgoglio maschile – da non confondere con il maschilismo o il machismo – sta andando irrimediabilmente a farsi benedire, aggredito in maniera subdola e brutale dalla morsa mortifera di “cancel culture” e politically correct”.
Ma chi sostiene questa tesi? Un pericoloso fan di Donald Trump? Un suprematista sudista che di giorno assalta il Campidoglio e la sera picchia la moglie con la canottiera sporca di sugo come i veri “wifebeater” d’altri tempi? No, a lanciare l’allarme è un insospettabile. Un attorone e regista della Hollywood bene. Un californiano doc che non ha mai nascosto il suo credo democratico e alcune simpatie sudamericane piuttosto controverse. Non solo: il nostro uomo è anche un attivista dei diritti delle persone omosessuali, e ha persino vinto l’oscar come “miglior attore” interpretando una persona gay. Parliamo del celebre Sean Penn, per cui di certo non servono presentazioni.
Ma non lo ha detto negli Usa, no, lo avrebbero linciato se non addirittura censurato, e allora ha espresso questi concetti in un’intervista al quotidiano britannico The Independent.
“Gli uomini si sono selvaggiamente femminilizzati – ha spiegato – e per vigliaccheria smettono di indossare i pantaloni e portano la gonna”. “La cultura americana di questi ultimi anni e in particolare la Cancel Culture hanno snaturato i ruoli”. E ancora: “Nella mia vita ci sono donne forti che non prendono la mascolinità come segno di oppressione”. La conclusione piuttosto incontrovertibile: “Per essere corretti con una donna, non è necessario diventare donna”. Ripetiamo: per essere corretti con una donna, non è necessario diventare donna. Sembra una considerazione piuttosto banale eppure, oggi, sostenere l’ovvio è il vero atto di ribellione. Quindi chapeau per Sean Penn.
Del tutto evidentemente non serviva il democratico di turno per legittimare le ragioni del buon senso. Anche perché quando ormai si è sicuri del proprio prestigio e della propria ricchezza, è più facile ribellarsi alla tirannia del pensiero dominante. Però è sempre utile far notare come, al netto di pregiudizi e ipocrisie, la logica debba necessariamente portare le persone, anche di schieramenti contrapposti, alle medesime conclusioni.
Dunque è giusto cogliere l’occasione per ribadire un concetto importante: essere uomini e magari anche etero, non è una colpa. O ci si convincerà di questo o la virilità occidentale rimarrà esclusivo appannaggio del cinema western. E allora chissà che non tocchi proprio al democratico Sean Penn.