Su Bloomberg, l’esperto di energia scrive un editoriale che riporta di un incontro degli esperti di energia a Oxford in cui si prognostica che Europa tornerà a comprare gas e petrolio russo e le sanzioni spariranno entro un anno o due. Questo perché la guerra in corso sarebbe un fatto temporaneo e le infrastrutture del gas russo in funzione da 50 anni restano al momento determinanti per lo sviluppo dell’economia europea. Sembra un ragionamento oggi poco credibile, ma chissà.
A queste opinioni, corrisponde negli ultimi giorni il tono diverso dei media Usa (e inglesi) e dei politici occidentali importanti. Un esempio, che è stato pressoché ignorato da noi, è la clamorosa intervista di Angela Merkel in cui ha detto “l’accordo di Minsk del 2015 (che dava autonomia al Donbass russo) è stato fatto per dare tempo all’Ucraina di armarsi”. Insomma, sembra quasi che quell’accordo sia stato una sorta di trucco, come se non ci fosse alcuna intenzione di consentire una vera autonomia al Donbass. Questo indica che in Germania ci si rende conto di come la storia non sia quella della propaganda sulla “libertà dell’Ucraina”.
Su Newsweek, due ex ambasciatori e consiglieri militari americani di lunga data (ovviamente ora non in servizio del governo Biden) spiegano che l’Ucraina è ormai esaurita dal punto di vista militare, che il generale Surovkin cambiando tattica e colpendo le infrastrutture la sta paralizzando e una avanzata russa è imminente militarmente (https://www.newsweek.com/lessons-us-civil-war-show-why-ukraine-cant-win-opinion-1764992).
In questo altro articolo si citano militari Usa che dicono che nella battaglia a Bakhmut gli ucraini stanno perdendo dal 70 all’80% dei soldati. (https://www.newsweek.com/wagner-group-targeting-volunteers-ukraine-mozart-group-russia-andy-milburn-1765321 ). Se leggi il tono dell’articolo è ovviamente pro-Zelensky, ma nel testo trovi questa stupefacente ammissione. Perdite di questo genere si sono verificate nella II Guerra Mondiale, solo negli ultimi momenti della guerra tra i tedeschi che avevano ordine di non cedere a nessun costo in Germania davanti all’Armata Rossa ormai trionfante. Questo tipo di perdite sono catastrofiche e va ricordato che Von Der Leyen dieci giorni fa ha dovuto cancellare un segmento di un suo video in cui diceva che “l’Ucraina ha avuto 100mila soldati morti”.
Viceversa, appaiono nella stampa inglese articoli dove si parla del comandante in capo russo Surovikin come di un generale molto competente, che ha migliorato la situazione militare e che ha ora una chiara strategia di paralisi dell’Ucraina.
Sono passati i tempi in cui apparivano solo notizie sui disastri dei russi, i loro generali morti, le diserzioni, il basso morale, il povero “Mad Vlad” Putin in procinto di perdere il potere, le sanzioni che mettono al muro la Russia e sul coraggio degli ucraini guidati dall’esempio di Zelensky. Gli eserciti moderni hanno bisogno anche loro di elettricità, internet e trasporti che funzionino e per questo come si sa gli angloamericani hanno sempre distrutto le infrastrutture per vincere che fosse in Europa o in Medio Oriente.
I russi hanno cominciato a farlo solo da settembre e ora tutto sta cambiando. Zelensky, che in novembre dichiarava che conquisterà anche la Crimea, ora chieda aiuto di fronte alla paralisi delle infrastrutture che lascia il paese al buio e al freddo. Se leggi con attenzione, insomma, noti che ora si ammette che l’esercito ucraino sta subendo perdite terribili. Al fronte la situazione può ancora sembrare quella di una guerra di attrito come nella Prima guerra mondiale, ma allora gli eserciti che si fronteggiavano erano di coalizioni simili per forza economica e popolazione e nessuno bombardava le infrastrutture. Qui invece la sproporzione di forze è enorme se guardi oltre i combattimenti in trincea, dove tutti e due, russi ei ucraini combattono e si fanno ammazzare in modo simile.
Ad esempio, la Polonia ha dichiarato che otto milioni di ucraini hanno passato la sua frontiera dall’inizio dell’anno. La popolazione dell’Ucraina non viene più censita dal 2001, a differenza degli altri paesi europei, per non mostrare come il paese si sia svuotato, specie dopo il colpo di stato del 2014, dopo il quale la moneta ha perso il 75% del valore. Si stima che quando è iniziata la guerra in Ucraina fossero in circa 40-41 milioni al massimo. Se però altri 8 milioni sono emigrati e poi altri sette o otto milioni sono ora in zone occupati dai russi, quanti sono rimasti ora con Zelensky? Forse 25 milioni di persone? In Russia sono 160 milioni e poi ci sono altri 7 o 8 milioni di russi in Ucraina e poi 10 milioni di bielorussi alleati. Stiamo parlando quindi di sette o otto a uno. Non ci si rende conto che l’Ucraina ha richiamato subito 600 o 700mila uomini di leva per cui per mesi ha avuto sul campo un’enorme superiorità numerica, 800mila contro circa 200 o 220 mila soldati russi professionali. Ora i russi pareggiano il conto mobilitando soldati di leva e possono se necessario attingere a risorse umane dieci volte superiori.
Ancora più drammatica è la differenza di risorse economiche. L’Ucraina era a 160 mild di PIL nel 2011, 11 volte di meno di quello della Russia che era di 1.700 mld e il suo reddito pro-capite era stimato a 2.500 dollari l’anno contro 11mila pro-capite dei russi. Ora il PIL dell’Ucraina è crollato del 40% secondo le stime. Anche tenendo conto degli aiuti forse adesso è di 110 miliardi? Cioè meno di quello del Veneto?
Da ogni punto di vista, insomma, se gratti sotto la propaganda di guerra e i video hollywoodiani di Zelensky, la povera Ucraina è avviata ad un graduale collasso. USA, UK, UE e NATO l’hanno riempita di ogni sorta di armamenti e l’esercito e milizie sono state segretamente addestrate per anni, ma questo rende alla fine solo più pesante il bilancio finale delle vittime. Zelensky è popolare sui media occidentali, ma prima del febbraio di quest’anno la sua popolarità in Ucraina era al 31% e ora avendo chiuso tutti i media che non controlla e arrestando a migliaia i dissidenti, nessuno sa cosa succeda veramente e cosa si pensi di lui all’interno dell’Ucraina.
Si continua a far finta sui nostri giornali che dobbiamo armare e sostenere Zelensky affinché riesca a riprendersi le zone occupate dell’Ucraina, ma si tratta di una strategia senza speranza ora che i russi hanno mobilitato e bombardano le infrastrutture. Il governo Zelensky segue le direttive di chi gli fornisce tutti questi armamenti sofisticati e dichiara che combatterà per anni per riconquistare le province di lingua russa, ma dietro la facciata il paese si è svuotato e l’economia ora collassa mentre le perdite umane al fronte sono dieci volte superiori di quello che si vuole ammettere. Ora sulla stampa americana cominciano ad emergere, come abbiamo qui documentato, fatti che attestano che qualcosa sta mutando nella percezione di questa guerra e che bisognerebbe guardare in faccia la realtà per quella che è. È un segnale che non andrebbe sottovalutato.
Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, 18 dicembre 2022