Esteri

Golpe in Russia, lo strano caso dei liberali per Prigozhin

Dopo il tentato colpo di Stato in molti hanno “eletto” il capo di Wagner eroe della libertà. Ma la realtà è un’altra

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Fa un certo senso vedere tutti i finti atlantisti, liberali dell’ultima ora, in realtà post-marxisti con tutti vizi dei loro padri, eleggere Prigozhin a eroe della libertà. Sempre alla ricerca di eroi, i nostri dimenticano che nel caso del capo della Wagner non ci troviamo certo di fronte a uno stinco di santo. E che il suo potere da Putin stesso, che supera in crudeltà e ferocia, è stato creato e foraggiato. Il fatto è che la ricerca dell’eroe è necessaria ad una sinistra che del marxismo ha perso proprio l’elemento che invece andava salvato, cioè quel realismo politico che serve prima di tutto per capire le relazioni fra gli Stati e la politica internazionale.

È in quest’ottica che andava capita e studiata fin dal primo momento la guerra fra Ucraina e Russia, o meglio fra la Russia e l’Occidente. Ed è questa ottica che può farci capire quel che sta succedendo in queste ore. Il realismo politico ci porterebbe anche ad evitare, oltre alle ipocrisie che sono proprie degli idealisti e dei moralisti della politica, di dare facili giudizi, addirittura parlando di “errori” della Russia o, dall’altra parte, di “errori” dell’Occidente, fermandosi a quel che si vede o che ci viene spacciato come reale (mentre in buona parte è frutto di “propaganda di guerra”). Perché la guerra è proprio questo, non la battaglia fatta coi soldatini della nostra infanzia, ma qualcosa che si combatte anche nelle retrovie, al livello di canali di comunicazione sotterranea e anche di servizi segreti.

Se oggi Prigozhin, che è a capo di un esercito di mercenari e che quindi è un mercenario anche lui, dice che la guerra in Ucraina è stata un errore, oppure se ferma la sua offensiva alle porte di Mosca “per non spargere sangue”, non va preso alla lettera, come i nostri amici sembrano fare. E piuttosto bisognerebbe porsi la domanda: “Chi è dietro quest’ultimo Prigozhin?”. E se fosse l’Occidente non solo non ce ne meraviglieremmo ma ne gioiremo anche. Le guerre, anche quelle giuste come questa contro il potere vigente a Mosca, non si combattono coi rosari o coi paternostri. E noi, nella patria di Niccolò Machiavelli, dovremmo saperlo più di tutti. L’Occidente ha sbagliato a non cercare la pace e a non dare una “via d’uscita” onorevole a Putin, e questo gli si ritorcerà contro? E chi lo dice? E dobbiamo fermarci solo a quel che vediamo?

Per approfondire:

Lo stesso intervento di Lukashenko, il presidente della Bielorussia,  che ha fermato per ora la Wagner alle porte di Mosca, non potrebbe essere parte di un gioco più ampio che non ci si è ancora disvelato del tutto (né avrebbe potuto esserlo)? L’invito perciò è quello di andare cauti coi giudizi, soprattutto quelli sul futuro. Quel che è chiaro è che Putin ha perso la sua scommessa già una settimana dopo l’invasione: l’Ucraina non è accorsa fra le braccia dell’invasore. Da quel momento ha perso la faccia davanti al suo popolo, ogni giorno di più, e il suo potere si è indebolito. Tutto quel che è successo dopo fa parte del gioco complesso che i Paesi stanno giocando anche in previsione del dopo Putin. Forse ora siamo arrivati all’ultimo atto di questa tragedia, ma buoni e cattivi c’entrano poco in questa storia. Né è lecito trarre conclusioni o emettere giudizi tranchant.

Corrado Ocone, 25 giugno 2023