Pronti, via. Sembra l’altro ieri e invece è passato quasi un mese dalle elezioni del 25 settembre che hanno incoronato Giorgia Meloni premier “in pectore” del Belpaese. Tre settimane complicate, per la leader di FdI, impegnata a impostare col bilancino l’accordo di maggioranza per la formazione del governo. Il centrodestra, diciamolo, si è dimostrato meno unito di quanto sperassero gli elettori. Meloni prima ha dovuto convincere Salvini a rinunciare al Viminale, poi si è ritrovata con la grana Licia Ronzulli e tutto quello che ne è seguito: il colpo di scena sull’elezione di Ignazio La Russa, votato da un pezzo di opposizione ma non da Forza Italia; gli appunti poco edificanti di Berlusconi carpiti dai teleobiettivi dei fotografi; e infine i due audio rubati al Cav su Putin e l’Ucraina, audio che hanno costretto ieri la leader di FdI a lanciare un ultimatum. O tutti i partiti si schierano con la Nato, oppure il governo non si fa. Punto.
Qui di seguito la diretta della giornata di consultazioni.
19.45 Il Pd: “Opposizione ferma e rigorosa”
Enrico Letta, insieme alle capigruppo del Pd, uscito dall’incontro con Mattarella fa sapere che a preoccupare i dem è soprattutto il price cap. Se l’Ue non dovesse vararlo, Letta chiede che sia il governo italiano ad andare in questa direzione. Poi promette: “Noi saremo convintamente all’opposizione in Parlamento, opposizione ferma e rigorosa a partire dalle tre questioni principali: lavoro, diritti e ambiente”. Letta poi cita la sanità: “Che il governo dica parole chiare sulla campagna di vaccinazione”. Poi l’attacco sugli audio di Berlusconi: “Essere europeisti e legati alla Nato sono i punti centrali della nascita della nostra Repubblica. Il governo deve essere senza ambiguità nella condanna alla Russia e ai comportamenti criminali di Putin”. Le parole di Berlusconi e di Fontana “ci hanno fatto accendere un campanello di allarme troppo forte”, senza parlare degli applausi del gruppo parlamentare di Forza Italia. “Quella non può essere la politica estera dell’Italia”, insiste. Il Pd chiede continuità rispetto al governo Draghi sul campo internazionale. “In questa legislatura abbiamo l’intenzione di essere a difesa della Costituzione repubblicana, il che non significa che non siamo disponibili a una discussione per migliorarla, ma saremo contrari a stravolgimenti dell’impianto della Carta”.
18.00 Giuseppe Conte conferma il “no” del M5S
Uscendo dalle consultazioni con il Capo dello Stato, il leader del M5S si è fermato di fronte ai cronisti per una dichiarazione. “Ci aspettiamo un esecutivo europeista ed euroatlantico e che sia pronto per affrontare la crisi in atto, che abbraccia la sfera economica e quella sociale”, ha detto Conte. “Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni per il conflitto russo-ucraino. Conoscete la nostra posizione: ferma condanna dell’aggressore, sostegno agli ucraini ma sono oltre 200 giorni che la strategia ha tracciato un percorso lastricato da escalation militare che ci sta esponendo a un conflitto atomico, ad una galoppante recessione economica”. Per Conte bisogna puntare al trattato di pace e “questo esecutivo può essere protagonista verso un negoziato di pace: con cessate il fuoco e soluzione diplomatica”. Sarebbe una “iattura”, spiega il leader grillino, “non recitare un ruolo politico da protagonista in questo conflitto”. Conte parla anche dello “sconcerto” per il caos nel centrodestra. “Siamo di fronte ad uno scontro che immagino si comporrà, ma devono essere consapevoli che il Paese non può attendere né attardarsi sui conflitti. Bisogna rispondere alle attese dei cittadini che hanno dato una indicazione politica chiara”. Il M5S si dice colpito fortemente l’intera ricostruzione “inaccettabile” del ragionamento di Berlusconi del conflitto: “Inaccettabile è la premessa secondo cui la colpa dell’aggressione sarebbe dell’Ucraina”. Per questo il M5S ha presentato a Mattarella la preoccupazione che il ministero degli Esteri possa essere affidato a un esponente di quello stesso partito il cui presidente ha articolato un simile ragionamento.
Conte dal governo Meloni non si aspetta che possa trasformare la società. Ma chiede che porti in Ue una risposta chiara sulla crisi del gas: il riferimento, ovviamente, è al price cap che sembra ancora lontano da venire. “Faremo muro e contrasteremo eventuali politiche reazionarie sui diritti”, fa sapere Conte. Lo stesso dicasi in caso di tentativo di smantellare i “presidi di protezione sociale”, come il reddito di cittadinanza.
Sull’eventuale voto di nuovo invio di armi, il M5S fa sapere che ritiene che l’invio di armi non sia più necessario perché il divario militare è stato colmato. “Avere una posizione euroatlantica non significa avere cieca obbedienza, ma il fatto che l’Italia può dare un contributo” nel cercare la pace, è il discorso dell’ex premier grillino. “La pace va costruita, dobbiamo convincerci tutti che quella è la soluzione dal conflitto mentre l’escalation militare non lo permette”.
Sul caro bollette, però, se Meloni dovesse accogliere il confronto sarà possibile.
17.30 Il Terzo Polo da Mattarella: no alla fiducia
La prima notizia è già questa: nella delegazione del Terzo Polo, composto da Azione e Italia Viva, non c’è Matteo Renzi. In molti ritengono sia il segno di una spaccatura in corso tra l’ex premier e Carlo Calenda. All’incontro con Mattarella si sono presentati invece i due capogruppo del Terzo Polo, Raffaella Paita e Matteo Richetti, insieme alla presidente di Italia Viva, Teresa Bellanova. Qualcuno ipotizza che Italia Viva possa andare in soccorso del governo, ma per ora Calenda assicura che il Terzo Polo starà all’opposizione. “Non sarà però una opposizione pregiudiziale sino a quando sarà rispettato il collocamento italiano nel mondo – ha detto Calenda – e il rispetto dei diritti. Sarà una opposizione dialogante sui temi dell’economia, della cultura e del lavoro”. Sugli audio di Berlusconi, Calenda ha chiesto un “chiarimento definitivo” pur apprezzando la parole di ieri di Giorgia Meloni. Il Terzo Polo però dice anche “No” ad una opposizione unita “a priori” con Pd e M5S contro il governo di centrodestra. Sul ruolo di Antonio Tajani, che ieri Calenda pensava non potesse diventare ministro, il leader di Azione ha riferito di non averne parlato con Mattarella ma conferma la sua posizione: un esponente di Fi, viste le parole del Cav, non può andare alla Farnesina. Su un possibile appoggio al governo, Calenda rispondendo a una domanda precisa ha detto che “non c’è questa possibilità”, ma il voto positivo potrebbe arrivare solo su alcune questioni precise (come le bollette).
17.15 Kiev condanna Berlusconi: “Sotto effetto vodka”. E dà appoggio a Meloni
Il consigliere speciale del presidente ucraino, Mikhailo Podolyak, entra a gamba tesa sulla partita del governo. “Qualsiasi crisi apre la strada ai leader veri. Mentre il signor Berlusconi è sotto l’impressione di vodka russa in compagnia ‘cinque amici di Putin’ in Europa, Giorgia Meloni dimostra quali sono i veri principi e la comprensione delle sfide globali. Ognuno sceglie la propria strada”.
Qualsiasi crisi apre la strada ai leader veri. Mentre il signor #Berlusconi è sotto l’impressione di ru-vodka in compagnia “cinque amici di Putin” in Europa, @GiorgiaMeloni dimostra quali sono i veri principi e la comprensione delle sfide globali. Ognuno sceglie la propria strada
— Михайло Подоляк (@Podolyak_M) October 20, 2022
17.00 Alleanza Verdi e Sinistra: “No alla fiducia”
All’interno del Gruppo Misto della Camera c’è anche una componente, più numerosa, di Alleanza Verdi e Sinistra composta da Nicola Fratoianni, Bonelli, Luana Zanella e Eleonora Evi. Al termine delle consultazioni, il gruppo si è detto “molto preoccupato” per la formazione di un governo di “destra-centro”. I timori riguardano il tema ambientale, il rischio di una restrizione dei libertà e dei diritti delle donne. “Ci preoccupa e ci allerta davvero”, ha detto Luana Zanella, “la nostra opposizione sarà rigorosa, sopratutto per quanto riguarda la guerra causata dalla Federazione Russa e che ha necessità di una soluzione il più veloce possibile”. Nicola Fratoianni ha definito “gravi” le proposte della destra.
16.00 Il Gruppo Misto della Camera da Mattarella
Le componenti di questo gruppo sono numerose, quasi una per persona che si è presentata da Mattarella. Al Colle sono arrivati il presidente Manfred Schullian, Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova di +Europa, Franco Manes delle Minoranze linguistiche e da Francesco Gallo di Sud chiama Nord. +Europa si è affidata a Mattarella, facendogli presente che se affiderà l’incarico a un esponente del centrodestra, allora “ci prepareremo a fare una opposizione seria e rigorosa a partire dai diritti civili”. Aperti a un possibile voto di fiducia, invece, gli esponenti delle Autonomie (come aveva già fatto sapere anche la componente del Senato).
13.00 Gruppo Misto del Senato: “No alla fiducia”
Incontro tra Sergio Mattarella e la delegazione del Gruppo Misto del Senato. Al cospetto del Capo dello Stato si sono presentati Beppe De Cristofaro e Aurora Floridia. All’uscita, i due hanno rilasciato una breve dichiarazione. Nel Misto militano 7 senatori, di cui tre a vita. Vedremo solo al momento della fiducia alla Meloni cosa intendono fare Liliana Segre, Mario Monti e Renzo Piano. Gli altri quattro sono componenti di Alleanza Verdi-Sinistra. “Le destre in questo Paese hanno il 58% dei seggi ma solo il 43% dei voti. Quindi sono maggioranza assoluta in Italia solo in virtù della peggior legge elettorale della storia della Repubblica. Il primo impegno del nostro gruppo sarà quello di tornare al proporzionale che possa cancellare queste distorsioni e fermare l’astensionismo”. In sintesi, comunque, il gruppo non darà la fiducia al nuovo governo.
12.46 Tajani al Ppe: “Siamo atlantisti ed europeisti”
Era attesa la dichiarazione di Antonio Tajani al Ppe. Era attesa dopo le parole di Berlusconi trapelate ieri con gli audio carpiti durante la riunione con i deputati e poi pubblicati da tutti i giornali. “Sono qui – ha detto il coordinatore azzurro al pre-vertice del Ppe – per confermare ancora una volta la posizione del leader del mio partito, del mio partito, della mia personale, totalmente in favore della Nato, in favore delle relazioni transatlantiche, in favore dell’Europa e contro l’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia”. Manfred Weber, il capo del Ppe, ha confermato che “Tajani è la garanzia dell’atlantismo di Forza Italia”. Dunque, il Partito popolare europeo “supporterà qualsiasi governo che abbia un chiaro approccio a favore dell’Ue, a favore dell’Ucraina e a favore dello Stato di diritto”. Un forte appoggio a Tajani è arrivato anche dalla presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola. Si tratta di prese di posizioni importanti viste le voci trapelate ieri dopo gli audio del Cav: qualcuno ipotizzava che Tajani non potesse più fare il ministro degli Esteri.
12.00 Incontro Mattarella-Autonomie
Il primo gruppo ad essere sentito da Mattarella è quello delle Autonomie del Senato. All’uscita dall’incontro, Julia Unterberger, Luigi Spagnolli e Dafne Musolino hanno rilasciato una breve dichiarazione. Al Senato, ricordiamo, la maggioranza di centrodestra può contare solo su 14 parlamentari in più dell’opposizione. E il gruppo delle Autonomie ne conta 7, cui vanno tolti probabilmente i voti di Giorgio Napolitano e forse della senatrice a vita Elena Cattaneo.
Dunque la posizione dei partiti più piccoli può comunque essere un’indicazione non indifferente, soprattutto viste le fibrillazioni in Forza Italia. Per Unterberger è “giusto” affidare l’incarico alla Meloni ma si dice “orientata a votare no alla fiducia”, chiedendo a Fdi di “cambiare i toni nei nostri confronti” (in passato ci sono state tensioni per quanto riguarda le autonomie visto il noto “centralismo” di Fdi). Spagnolli invece ha fatto sapere che “vigileremo sull’autonomia”. Mentre Musolino vuole sapere se ci sarà o meno un ministro per il Sud “anche alla luce del voto dei fiducia, perché, quanto ci sarà la lista dei ministri, vogliamo ad esempio capire se sarà confermato il ministero del Mezzogiorno, e che scelte farà la presidente in pectore quando ci presenterà la squadra di Governo”. Il “no” dunque è una indicazione, ma il gruppo potrebbe anche astenersi. Qualche spazio di manovra sembra esserci: “Devono dimostrarci un cambio di atteggiamento – dice Unterberger – ma non è ancora detta l’ultima parola e decideremo anche in base ai ministri”.
11.15 Fontana esce dal Quirinale. Nessuna dichiarazione
Il presidente della Camera Lorenzo Fontana, a differenza di La Rossa, alla conclusione del colloquio con Mattarella ha deciso di non rilasciare nessuna dichiarazione. Neppure un saluto alla stampa presente al Quirinale. Il leghista è passato davanti ai microfoni sorridente, ma senza fermarsi.
11.00 Lorenzo Fontana a colloquio con Mattarella
10.30 Isabella Rauti (Fdi): “Non ci sono altre maggioranze”
Dopo le fibrillazioni di ieri, Fratelli d’Italia nega possibili rotture con Forza Italia: “Non c’è da parte nostra nessuna pesca o mercato – dice la Rauti – non siamo alla ricerca di prendere soggetti da altri partiti. Per noi è inimmaginabile, anzi non è da prendere in considerazione nessun’altra maggioranza che non sia quella con la quale noi ci siamo presentati alle elezioni”.
10.16 La Russa: “Non ho altro da aggiungere”
Al termine dell’incontro con Sergio Mattarella, il neo presidente del Senato fa una scelta ben precisa: decide di non rilasciare dichiarazioni. “Non c’è niente da aggiungere”, ha spiegato, dicendosi molto emozionato per il colloquio con il Capo dello Stato.