Conte è l’opposto di una statista, è uno spregiudicato power broker, che arrivato a esser primo ministro senza ne arte né parte, si innamora del ruolo fino a invertire il fine (amministrare bene) con il mezzo (gestire potere). La crisi in corso ne è l’ultima dimostrazione plastica con la ricerca disperata dei “costruttori” senza un minimo di valori comuni, proclamandosi liberale e moderato dopo che ha raccolto i voti dell’estrema sinistra e dai 5 Stelle, e, prima, della Lega.
Poco rileva ricordare che Conte abbia potuto comportarsi così per effetto della sciagurata elezione del 2018 con la rappresentanza dei 5 Stelle cosi numerosa, per gli errori enormi e la modesta cultura politica e non di Salvini, e per la modestia intellettuale e di visione del segretario Pd eterodiretto da D’Alema. Il fatto rilevante è che Conte sia questo, privo di una visione se non la conservazione a ogni costo e compiacendo tutti della sua base di potere. Di per sé questo sarebbe già sufficiente a escluderlo dal futuro ma diventa invece nulla di meno che drammatico nella situazione in essere oggi. Il futuro che ci attende è una stagione di scelte chiare nette e ahimè potenzialmente molto dolorose. Scelte che se fatte per “compiacere” come sempre fa Conte porteranno l’Italia alla rovina.
Giovanni Cagnoli, 27 gennaio 2021