La crisi del governo Conte è una svolta di grandissima importanza. Non solo, finalmente, cade il peggiore governo di sempre nella Repubblica, ma si apre una possibilità e una scelta su quello che sarà il futuro del nostro paese. Scelta che il passato governo per incapacità e modestia rendeva di fatto impossibile. Purtroppo la possibilità che si possa dare vita a un Conte ter è ancora viva e, in tal caso è realistico attendersi il triste primato di un podio per i tre peggiori governi della Repubblica con il Conte II, il Conte I e poi il Conte III non si sa ancora quest’ultimo su quale gradino del podio, ma altrettanto realistico sarebbe, in questo malaugurato caso, attendersi una rovinosa fine di questo trittico letale tra non molti mesi per tutto il paese.
Tutti i disastri dei giallorossi
L’ultimo governo Conte è stato di gran lunga il peggiore d’Italia. Nei 17 mesi in cui è durato non ha portato avanti nessuna delle riforme promesse (eccezione il family act dell’ottimo ministro Bonetti) e ha gestito la pandemia con i peggiori risultati in Europa sui quattro assi che contano: numero di decessi per abitante, calo del Pil, aumento del debito e giorni di chiusura della scuola. Era difficile fare peggio di tutti su ogni asse, ma Conte ci è riuscito e tra poco vedremo i pessimi risultati sul quinto asse, cioè le vaccinazioni che dopo l’inizio facile negli ospedali stanno rallentando in modo molto marcato e non certo per le ridicole accuse a Pfizer.
Oltre ai pessimi risultati di sintesi la lista degli “errori” e delle sgrammaticature istituzionali è davvero molto lunga: il ritardo nell’erogazione della Cig, gli inutili e costosi banchi a rotelle, la totale impreparazione del ritorno a scuola a settembre, le isole di vaccinazione con le primule, 60 milioni di commissioni pagate dal fornitore cinese di mascherine a oscuri intermediari, gli errori marchiani su Ilva e Alitalia, il cashback, la strategia dei colori con parametri oscuri e in continua evoluzione comunicati la sera prima, i presunti hacker del sito Facebook ufficiale di Palazzo Chigi che mascherano un utilizzo spregiudicato di “dark web” da parte di Rocco Casalino, e molti molti altri episodi che è quasi inutile elencare.
Ma al di là dei pessimi risultati ci sono due ulteriori elementi, di forma e di sostanza, che devono fare riflettere sull’eventualità che si possa arrivare al Conte ter. Nella forma un uso sconsiderato e quasi da regime dittatoriale della propaganda. Mai si era visto un asservimento coi totale dei media (la presenza totalizzante di Travaglio e affini in tv, l’azzeramento della critica di Corriere e Repubblica nonostante i ripetuti errori, le veline di Casalino, le conferenze stampa bulgare di Conte e Arcuri, ecc ecc) e mai si era assistito a un insieme di propaganda anche di basso livello (Casalino..) con un minimo contradditorio. Basti riflettere invertendo le parti sul fuoco di fila che si sarebbe scatenato contro Salvini, o, peggio, sul linciaggio subito da Renzi in queste settimane per avere esercitato un suo sacrosanto diritto politico.
Nella sostanza l’uso sconsiderato del deficit pubblico che prima in nome della pandemia, e poi in nome dei presunti 209 miliardi del Recovery fund ha comportato una spesa abnorme, senza vero impatto sulle prospettive di ripresa e con uno spreco colossale di denaro pubblico che costerà pesanti future tasse per i nostri figli. È il collegamento tra i due elementi a dare la vera e più sostanziale sintesi di Conte che proietta purtroppo un’ombra sinistra sul futuro.
CamaleConte assettato di potere
Conte è il nulla, se non quando si tratta di difendere il suo ruolo e li diventa “assoluto”. È vegano per Ciampolillo, amico e sostenitore di Trump se lo incontra e se fa incontrare in segreto il suo procuratore Barr per incastrare Biden, amico di Biden quando eletto, riceva la “badante” Maria Rosaria Rossi e la pasionaria Renata Polverini fino a pochi giorni prima esecrate se gli servono due voti, pro famiglia e contro l’eutanasia con Paola Binetti a cui promette il ministero della Famiglia e nello stesso tempo legato alle posizioni opposte di Leu sugli stessi temi, anti Mes con i 5 Stelle ma mai ufficialmente con il Pd che all’opposto lo chiede. Conte insomma è liquido, dice tutto e il contrario di tutto, non prende posizione, non fa nulla fino a rischiare di perdere la bandiera italiana alle Olimpiadi per timore di inimicarsi una frangia dei 5 Stelle, ma, ed è questo l’aspetto inquietante, usa pervicacemente lo Stato per mantenere e difendere il proprio ruolo e potere.
Usa lo Stato e il potere in ambito economico con due tecniche entrambe di antica memoria (gli anni ‘80 e ’90 del consociativismo) vale a dire la spesa pubblica clientelare per sussidi a pioggia, e l’utilizzo delle poltrone per assicurarsi supporto parlamentare. Cosi facendo rende l’azione di governo assolutamente inefficace, con una squadra palesemente incompetente creata per soddisfare 5 Stelle e Pd/D’Alema e indebita l’Italia in modo sconsiderato utilizzando quello che Mario Draghi ha definito sinteticamente debito cattivo.
Conte è l’opposto di una statista, è uno spregiudicato power broker, che arrivato a esser primo ministro senza ne arte né parte, si innamora del ruolo fino a invertire il fine (amministrare bene) con il mezzo (gestire potere). La crisi in corso ne è l’ultima dimostrazione plastica con la ricerca disperata dei “costruttori” senza un minimo di valori comuni, proclamandosi liberale e moderato dopo che ha raccolto i voti dell’estrema sinistra e dai 5 Stelle, e, prima, della Lega.
Poco rileva ricordare che Conte abbia potuto comportarsi così per effetto della sciagurata elezione del 2018 con la rappresentanza dei 5 Stelle cosi numerosa, per gli errori enormi e la modesta cultura politica e non di Salvini, e per la modestia intellettuale e di visione del segretario Pd eterodiretto da D’Alema. Il fatto rilevante è che Conte sia questo, privo di una visione se non la conservazione a ogni costo e compiacendo tutti della sua base di potere. Di per sé questo sarebbe già sufficiente a escluderlo dal futuro ma diventa invece nulla di meno che drammatico nella situazione in essere oggi. Il futuro che ci attende è una stagione di scelte chiare nette e ahimè potenzialmente molto dolorose. Scelte che se fatte per “compiacere” come sempre fa Conte porteranno l’Italia alla rovina.
Giovanni Cagnoli, 27 gennaio 2021