Giustizia

Governo spiato, 33mila file scaricati: “Informazioni vendute sottobanco”

Il pm di Perugia che indaga sullo scandalo dossier, Raffaele Cantone: “Verminaio inquietante, i numeri sono mostruosi”. Consultati oltre 4mila Sos: “Abbiamo prove clamorose”

Sos dossieraggio governo spiato

Il caso dossieraggio è molto, molto peggio di quello che si immagina. Un “mercato delle informazioni”, per dirla con le parole del procuratore capo della Dna, Giovanni Melillo. Forse non un “mostro nero”, ma qualcosa di simile. Un “verminaio” di notizie riservate di tale portata che oggi anche Raffaele Cantone, pm di Perugia titolare dell’indagine, definisce “inquietante”.

L’audizione di ieri in Commissione antimafia di Melillo aveva già scoperchiato il velo di ipocrisia, steso soprattutto da certa stampa, che sembra voler coprire uno scandalo di portata enorme e che riguarda l’ufficio Sos della Direzione nazionale antimafia. Da qui il finanziere Pasquale Striano – senza che nessuno se ne accorgesse? – avrebbe avuto accesso a banche dati su politici, personaggi pubblici e della finanza italiana contribuendo a diffondere informazioni riservate tramite contatti con diversi giornalisti, di cui quattro sotto la lente della procura (tre sono cronisti del Domani di Carlo De Benedetti). Sino ad oggi si era parlato di 800 accessi illeciti, ma la portata del fenomeno sarebbe “molto più preoccupante”, spiega Cantone, numeri “inquietanti, davvero mostruosi”: dal primo gennaio 2019 al 22 novembre 2022 sono state consultate qualcosa come 4124 Sos (di cui 171 schede di analisi e 6 schede di approfondimento) su 1.531 persone fisiche e 74 persone giuridiche. Inoltre, Striano ha ricercato 1.123 persone sulla banca dati Serpico e 1.947 ricerche alla banca dati Sdi. In totale fanno oltre 10mila accessi, un dato che secondo Cantone “è destinato a crescere in modo significativo”. “L’elemento più preoccupante” è che Striano ha “scaricato 33.528 file dalla banca dati della Dna”. Che fine ha fatto ora questa mole di informazioni?

Il “verminaio” è venuto alla luce solo grazie alla denuncia del ministro Guido Crosetto il quale, dopo la pubblicazione sul Domani delle cifre delle sue consulenze con Leonardo prima di diventare ministro, si era rivolto all’autorità giudiziaria per scoprire come fosse stato possibile che certe informazioni evidentemente riservate fossero finite nelle mani dei giornalisti. I procuratori hanno indagato e scoperto quello che Melillo ha definito “un mercato delle informazioni riservate“, di cui occorre ancora capire se esistano “logiche più sofisticate e ampie”, cioè quali sarebbero i mandanti, ritenendo improbabile che “Striano possa aver fatto tutto da solo”.

Cantone aggiunge un tassello. Il “mercato delle Sos”, ha spiegato di fronte ad una attonita Commissione, “non si è mai fermato” e mentre la procura indagava su quel sistema “c’era qualcuno che continuava a vendere sottobanco le Sos”.  Le parole sono importanti: “Vendere sottobanco” sottintende che il “mercato” non fosse a titolo meramente gratuito, anche se non sono emerse “finalità economiche”. “Non è emerso che il tenente Striano facesse la bella vita – spiega Cantone – che avesse disponibilità economiche di un certo tipo, il suo conto corrente, così come quello dei suoi familiari, è stato vivisezionato”.

A quale scopo allora scaricare tutti quei file? Con quale ritorno? Questo dovrà stabilirlo il processo, anche se al momento è esclusa l’associazione a delinquere. Di certo, aggiunge il pm, le informazioni – di cui alcune “coperte da segreto” – potevano far gola non solo ai cronisti, ma anche a “servizi stranieri e a soggetti che non operano nel nostro territorio nazionale”. 

A chi contesta che l’indagine sui giornalisti possa limitare la libertà di stampa, Cantone fa sapere di aver archiviato numerose posizioni di giornalisti beneficiari di “atti pubblici” saccheggiati dalla banca dati. Per quanto riguarda i giornalisti del Domani, le imputazioni sono state limitate ai casi in cui i pm ritengono non vi fosse “una notizia data alla stampa”, ma “commissionata dalla stampa”. Il che è ben diverso.

Tra gli interessi di Striano, che ha tenuto “una sorta di diario di tutte le pratiche”, anche attività “sui fondi della Lega”. “Se è vero quello che dice Cantone – lamenta Matteo Salvini – vogliamo sapere chi erano i mandanti, chi pagava, chi incassava su indicazione di chi, perché sta emergendo una cosa sconcertante che non ha precedenti”. E ancora: “Quello che emerge è gravissimo. Non solo per la politica, con la Lega che è la più colpita e diffamata in questi affari illeciti a quanto emerge. Ma anche per migliaia di italiani normalissimi, lavoratori, padri di famiglia, medici, avvocati, che per anni qualcuno pagato coi soldi dei cittadini”.

Infine, Cantone ha riservato una stoccata a Paolo Mieli che a Quarta Repubblica si era detto certo che, al pari dell’inchiesta sulla Loggia Ungheria, il tutto sarebbe finito a tarallucci e vino. “Chi parla di bolle di sapone – ha detto il pm – ne risponderà nelle sedi giuste perché ho grande rispetto per la libertà di manifestazione del pensiero e per l’età di chi lo manifesta ma esiste un limite a tutto: chi non conosce gli atti non può esprimere giudizi”.

Franco Lodige, 7 marzo 2024

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