Il fronte del Mar Rosso preoccupa e non potrebbe essere altrimenti. Ieri i ribelli yemeniti Houthi – sostenuti dall’Iran – hanno rivendicato un nuovo attacco missilistico contro una nave da carico e un attacco con droni verso Israele in solidarietà con la Striscia di Gaza. I ribelli hanno rivendicato “l’operazione mirata” contro la Msc United, annunciando di aver lanciato “diversi droni con obiettivi militari” nel sud di Israele. L’obiettivo sulla carta è quello di spingere Tel Aviv a un’interruzione dell’offensiva, ma in realtà gli Houthi hanno ben altre aspirazioni nella regione.
Il Pentagono ha reso noto di aver distrutto dodici droni lanciati dagli Houthi sul Mar Rosso, a testimonianza dalla serietà del pericolo per la tenuta dello scacchiere internazionale. Il pressing dei ribelli yemeniti è iniziato in concomitanza con l’affondo di Hamas contro Israele, anche nelle scorse ore sono stati registrati assalti organizzati. “Un nostro aereo da combattimento ha intercettato oggi con successo un obiettivo aereo ostile sul Mar Rosso mentre era diretto verso Israele, prima che entrasse nel nostro territorio”, ha confermato il portavoce militare Daniel Hagari, evidenziando che l’attacco era diretto verso Eliat: “Avvengono sotto la direzione dell’Iran, mediante intelligence e mezzi di combattimento iraniani. Quelle azioni sono dirette non solo contro Israele. Sono un problema per il mondo”.
Come anticipato, l’interesse degli Houthi non è legato solo al cessate il fuoco a Gaza. Al potere nello Yemen occidentale dal 2014 dopo aver conquistato la capitale Sanaa e aver cacciato il governo internazionalmente riconosciuto, i ribelli possono contare sul sostegno economico e militare di Teheran, la cui classe dirigente del regime è della stessa dottrina sciita. Il clima rovente in Medio Oriente è una sorta di manna dal cielo per i ribelli, che mirano a interpretare un ruolo da protagonisti nella regione: gli attacchi nel Mar Rosso – per la precisione nello stretto di Bab el Mandeb, che separa lo Yemen dal Gibuti – rappresentano il mezzo ideale per acquisire legittimità e prestigio all’interno del mondo islamico.
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Le azioni degli Houthi non hanno ripercussioni solo sulle dinamiche in Medio Oriente. Attacchi e sabotaggi nel Mar Rosso sono pressoché all’ordine del giorno e per questo motivo alcune grandi compagnie di trasporto merci hanno deciso di sospendere le rotte navali. Una evoluzione che potrebbe avere conseguenze sui commerci mondiali: parliamo di una delle più importanti vie commerciali del mondo, da cui passa il 12 per cento del commercio globale e il 30 per cento del traffico dei container. In questo modo, navi porta-container e petroliere sono costrette a circumnavigare l’Africa meridionale per accedere al Mediterraneo o raggiungere i porti del Nord d’Europa senza passare per il Canale di Suez. Da Maersk a Msc, passando per Hapag-Lloy e Bpd, sono oltre cento le navi che hanno cambiato rotta. Inutile sottolineare le conseguenze su ritardi e cancellazioni, così come il rialzo del prezzo del petrolio e l’aumento dei premi assicurativi delle compagnie di navigazione.
“Si prevede che il tempo prolungato trascorso in acqua assorbirà il 20% della capacità della flotta globale, portando a potenziali ritardi nella disponibilità delle risorse di spedizione”, l’analisi degli esperti di logistica marittima delle compagnie di navigazione Kuehne e Nagel: “Inoltre, è probabile che i ritardi nella restituzione delle attrezzature vuote in Asia costituiscano sfide, incidendo ulteriormente sull’affidabilità complessiva delle catene di approvvigionamento”. Per quanto concerne il petrolio, i prezzi si sono stabilizzati dopo i forti guadagni della seduta precedente, mentre gli investitori monitorano gli sviluppi sul Mar Rosso. Da questo punto di vista, anche la prospettiva di una prolungata campagna militare israeliana a Gaza rimane uno dei principali driver del morale del mercato.
Massimo Balsamo, 27 dicembre 2023
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