Abbiamo chiuso ieri la prima stagione di Matrix, da me condotta. Ci siamo portati dentro un pezzettino di Virus, tanti amici che avevano iniziato là. E abbiamo ereditato una squadra giornalistica e produttiva fortissima, nata e cresciuta con Matrix.
Il mix, penso, sia stato vincente. I numeri lo dicono. Anche se i numeri in televisione non sempre raccontano tutto: Virus ha chiuso nonostante i suoi ascolti, che oggi da quelle parti si sognano. Ma torniamo a noi.
Matrix ha raccontato un Italia, che ahimè non cambia. È l’Italia della politica che sempre in meno capiscono, dell’economia che ha sempre i soliti problemi, dei disastri ambientali che si ripetono e del terrorismo che da anni ci affligge e a cui rispondiamo con i soliti gessetti e simboli infantili.
Non sono morti i talk show, ci siamo assuefatti alla banalitá del male e alla rassegnazione delle istituzioni che non rispondono.
Matrix non urla, ma cerca di contagiare. Matrix può anche divertire, può celebrare Boncompagni o cantare con il Volo. Racconta in presa diretta Rigopiano, ma non dimentica gli abbandonati del terremoto.
Abbiamo servito per due volte la settimana un pubblico ampio e paziente. Avete dovuto fare tardi alla sera e qualche volta ‘scovare un tesoro’ nei palinsesti ballerini.
Un prezzo da pagare ad un editore che non ha mai, e dico mai, messo bocca sulle nostre scelte editoriali. Io ci metto la firma.
Ci vediamo l’11 giugno per uno speciale sulle amministrative e poi a settembre con la ripresa della programmazione.
Con il breve video sotto, vi mando un saluto affettuoso e vi do appuntamento alla mia zuppa quotidiana,
Nicola Porro