L’elenco comincia a farsi sostanzioso: Chico Forti, Patrick Zaki, Ilaria De Rosa, Alessia Piperno, Cecilia Sala. Senza poi dimenticare i casi meno noti: Rocco Langone, Giovanni Langone e Maria Donata Caivano, sequestrati in Mali. In due anni di governo Giorgia Meloni ha riportato a casa cittadini italiani e non, a volte accelerando situazioni che si erano incancrenite da tempo, altre chiudendo in pochi giorni problemi che potevano protrarsi per lungo tempo. Il rientro in Italia della giornalista del Foglio e di Chora Media è forse il maggiore successo politico per la premier dal suo insediamento ad oggi.
Intanto perché sono bastate tre settimane al governo, all’intelligence e alla nostra diplomazia per trovare un accordo con l’Iran, qualunque esso sia (già si vocifera della scarcerazione dell’ingegnere iraniano arrestato a Malpensa, Mohammad Abedini Najafabadi, ma si vedrà): venti giorni di detenzione sono tantissimi se visti con gli occhi di era costretta a dormire per terra, senza gli occhiali, al freddo e senza sapere di cosa fosse stata accusata; ma sono un’inezia per i tempi, solitamente biblici, che riguardano il rilascio di persone in carcere in ambito internazionale. In Iran, per dire, ci sono tre cittadini francesi che sono imprigionati da anni senza che Parigi riesca ad ottenerne il rilascio. Certo è merito del sistema italiano nel suo complesso: il lavoro di intelligence, i contatti mantenuti negli anni pure con i governi canaglia, il rispetto costruito sul campo. Eppure mai come questa volta Meloni ci ha messo letteralmente la faccia insieme a Antonio Tajani: pochi giorni fa è salita su un’aereo a sorpresa, è volata a Mar-a-Lago, ha incontrato Trump e ha fatto in modo che la detenzione di Cecilia finisse anzitempo.
A partire da Sergio Mattarella, tutti oggi le riconoscono il merito, anche chi sosteneva che col suo arrivo a Palazzo Chigi l’Italia avrebbe perso autorevolezza e sarebbe rimasta isolata in Europa e nel mondo. Sono costretti a incassare il colpo Elly Schlein, Giuseppe Conte, Carlo Calenda e tanti altri. E sarà curioso vedere se i giornali le tributeranno l’applauso che qualche anno fa riservarono a Mario Draghi: domani, infatti, è prevista la conferenza stampa fiume in cui, è evidente, si parlerà soprattutto della liberazione della Sala.
Scontato, ovviamente, il plauso delle forze politiche di maggioranza e dei componenti del governo. Ma a contare sono soprattutto le parole della famiglia della cronista, che pochi giorni fa aveva chiesto il “silenzio stampa” per permettere alle autorità di lavorare in pace, lontano dai riflettori, come si conviene in situazioni geopolitiche molto delicate. “Il governo ha fatto un lavoro magnifico per liberarla”, sussurra la madre Elisabetta Vernoni. Il padre Renato, tra le lacrime, ha ringraziato Meloni per essere stata “una donna forte”, per aver mantenuto “una lucidità, una proattività che io giudico straordinaria”. Anche Daniele Ranieri, il compagno della giornalista, ha sottolineato che le protagoniste di questa storia, assurda e straordinaria allo stesso tempo, sono due: Cecilia e Giorgia. Quando si sono incontrate a Ciampino, la giornalista ha riservato un semplice “Grazie” alla premier che ha risposto con un romanesco “e figuriamoci”. Il successo politico, e forse anche mediatico, alla fine, sta tutto qui.
Franco Lodige, 8 gennaio 2025
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