Saranno sempre i cattivi polacchi, gli anti-europei e razzisti per eccellenza, se non quando si parla di Ucraina. In quel caso sì: la Polonia diventa un asset fondamentale del Vecchio Continente, in un’ottica di contenimento dei flussi migratori provenienti dall’Ucraina. Questa volta, però, la criminalizzazione di Varsavia e del governo Duda proseguirà senza freni. E a scatenare l’ira funesta di Bruxelles è il tema del clima e della sostenibilità ambientale.
Clima, Polonia vs Ue
La Polonia, infatti, ha presentato ricorsi legali contro il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea, sostenendo che tre politiche sul clima dell’Ue minacciano la sicurezza energetica e non riescono a proteggere il benessere dei cittadini. Una decisione logica, se in particolare si pensa che molti provvedimenti ambientali di Bruxelles non tengono conto della fondamentale ed imprescindibile sostenibilità economica, come rischia di essere lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel a partire dal 2035. Ed è da qui che Varsavia è partita, chiedendo alla Corte di Giustizia l’annullamento di tre politiche che includono l’eliminazione graduale del motore a combustione da parte del blocco.
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Le motivazioni
L’azione è stata annunciata dal ministro polacco del clima, Anna Moskwa, lo scorso giugno ed avviate definitivamente il 17 luglio, sulla base di due motivazioni fondanti. La prima: il divieto sulla vendita di nuove automobili che emettono Co2, a partire dal 2035, impone oneri eccessivi ai più poveri della società e “provoca gravi conseguenze negative per l’industria automobilistica europea, l’esclusione sociale, l’esclusione dai trasporti delle persone più povere , e una maggiore disparità tra i cittadini per quanto riguarda il tenore di vita”. La seconda: gli obiettivi annuali per le emissioni di gas serra, fissati da Bruxelles per la Polonia ed il resto dell’Europa, minacciano la sicurezza energetica del Vecchio Continente. Un dato certificato dal fatto che il Paese ottiene la propria energia ancora per il 70 per cento dal carbone
A ciò, per di più, si aggiunge il lato giuridico. Secondo Varsavia, infatti, le disposizioni sarebbero illegittime perché adottate in assenza dell’unanimità del Consiglio. Ora, la palla passa alla Corte di Giustizia in Lussemburgo. Un’eventuale sentenza a favore del governo Duda potrebbe dare un’ulteriore mazzata agli eco-fondamentalismi di Bruxelles.