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Green deal, dopo Timmermans un moderato. Ma occhio al trucco di Ursula

Ursula Von der Leyen Green Deal-2

Le dimissioni di Frans Timmermans, il commissario europeo, il papà del Green Deal, il padre dell’ambientalismo ideologico, per candidarsi alle elezioni olandesi del 22 novembre, ha creato un evidente scossone all’interno delle dinamiche della Commissione europea. Così Ursula von der Leyen è stata costretta a trovare un nuovo commissario europeo che si occupasse tanto del tema del clima quanto soprattutto del tema del Green Deal.

In un primo momento la soluzione sembrava essere un altro olandese, la figura indicata dall’attuale governo di Rutte, ovvero l’olandese Hoekstra, che è già stato ministro delle Finanze e ministro degli Esteri, una figura legata al mondo popolare che quindi non proveniva dai socialisti come Timmermans. Ma in realtà è notizia di ieri che Ursula von der Leyen ha deciso di attribuire alla figura di Hoekstra solo la delega sul clima ma dare la delega del Green Deal, importantissima, a un altro commissario che è il commissario Maros Sefcovic, che è un commissario invece che ha posizioni più moderate rispetto a Timmermans.

Una delle sue prime uscite pubbliche, ad oggi ricopre questo ruolo ad interim dopo che Timmermans si è dimesso, è stata proprio sulla necessità di coniugare la tematica ambientale con le esigenze socio-economiche. È evidente che questa scelta con anche l’importante decisione da parte della Commissione europea di togliere la delega ambientale all’Olanda, che è forse uno dei paesi che in questi anni ci ha abituato insieme ai paesi scandinavi a portare avanti un ambientalismo molto ideologico, va in una precisa direzione che è quella di cercare di tirare un po’ il freno a mano su determinate misure che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni.

Questo perché avviene? Avviene da un lato perché tanti paesi, anche i più estremi sostenitori del Green Deal, si sono resi conto che andare avanti così non è possibile. È un evidente suicidio dell’Europa, dell’Unione europea sulla tematica ambientale legata alle politiche industriali, legata alla transizione ecologica che ci avvicina troppo alla Cina.

Dall’altro lato però è innegabile che sia un calcolo politico. Il calcolo politico nasce dal fatto che stiamo andando incontro alla campagna elettorale per le elezioni europee che si giocheranno soprattutto sul tema dell’ambiente. Con un calcolo politico furbesco, anche a sinistra ci si è resi conto che se si va avanti così, il rischio per la sinistra è di perdere gran parte dei propri voti. Quindi non bisogna farsi ingannare da questa volontà apparentemente di rendere la visione dell’Unione Europea sui temi ambientali più moderata, perché quello che avverrà nel caso di una conferma della maggioranza è invece probabilmente una ripresa di quell’ambientalismo ideologico che abbiamo imparato a conoscere.

Ecco perché, al netto di questa decisione di Ursula von der Leyen, è fondamentale che ci sia un cambio di maggioranza nelle prossime elezioni europee e che l’intero impianto del Green Deal concepito come è stato fino ad oggi venga rivisto, venga smontato a partire da quella folle direttiva sulle automobili che ferma la produzione del motore endotermico nel 2035. Nel 2026 è prevista una prima fase di verifica: l’occasione giusta per smontarla.

Francesco Giubilei, 30 agosto 2023

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