Politiche green

Green Deal, ora Timmermans se la fa sotto

Il progetto del Green Deal europeo è a rischio. E ora Frans Timmermans se la prende con le destra italiana

Timmermans Green Deal

Lo ricordavamo pochi giorni fa: il progetto del Green Deal europeo, dopo le freddure tra gli ambientalisti Ue ed il Partito Popolare Europeo, sembra essere sempre più a rischio. Nonostante i bisticci interni, quelli tra Matteo Salvini e Antonio Tajani, sul futuro delle alleanze della destra italiana al prossimo giro di elezioni comunitarie (con o senza Marine Le Pen?), ora ad allarmarsi è anche il vicepresidente della Commissione Europea, Frans Timmermans, il quale ha espresso notevoli preoccupazioni sulla reale possibilità di portare in porto la politica ecologica di Bruxelles.

Dopo lo stop di settimana scorsa, da parte del Parlamento Europeo, sul primo passo per l’attuazione eco-follie europee, ovvero il voto sulla legge per il ripristino degli habitat naturali, è appunto Timmermans – in un’intervista concessa a La Repubblica – ad affermare chiaro e tondo come la maggioranza Ue non faccia più riferimento alla sostenibilità ambientale come ad un totem indissolubile, inscalfibile, un dogma nel vero senso della parola.

Spaccatura Ppe – Timmermans

Il Ppe guarda a destra e Timmermans se n’è accorto: “Non capisco perché il Ppe ha deciso di andarsene, di non parlare nemmeno con noi. Eppure, abbiamo fatto una trattativa con il Consiglio. Anche il ministro italiano mi ha detto che sono stati compiuti dei passi avanti, ma poi bloccano tutto. Ho chiesto quali fossero i punti di disaccordo. Mi hanno parlato di una decina di punti. Ho risposto: ok, discutiamone”. E ancora: “Loro hanno semplicemente detto che non vogliono parlarne e pretendono che la Commissione ritiri questa proposta. E io ripeto loro: perché allora non avanzate voi una proposta?”.

Il problema, più volte sollevato da chi non abbraccia ideologicamente i dogmi green, è proprio quello di conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica, un passo che non è di certo perseguito dalla politica del vicepresidente della Commissione Europea, come certifica lo stop alla vendita delle auto a benzina e diesel dal 2035 oppure la direttiva green sulla case. A ciò, si affiancavano appunto le disposizioni sul ripristino degli habitat naturali, che andavano a sottrarre all’agricoltura terreni cruciali in termini di produttivi ed economici.

“Colpa della destra”

Nonostante tutto, Timmermans riparte con il monologo. Ed ora sarebbe colpa di Giorgia Meloni se il progetto Green Deal sta svanendo: “A un certo punto tutto è saltato, forse per quel che è accaduto nelle elezioni in Finlandia e soprattutto in Italia, dove il centrodestra adesso vede un’alleanza soprattutto con la destra più radicale. Se il Ppe pensa di governare in futuro con l’estrema destra pur di stare al governo, si ricordino che i partiti radicali vogliono fermare il progetto europeo. Con la destra radicale non si risolvono i problemi”.

Ma, al di là degli attacchi, il padrino dell’ecologismo europeo offre una chiara percezione di non avere i numeri necessari per procedere su questa linea e – sempre nell’intervista – indica anche la possibilità di poter presentare ai gruppi politici Ue una proposta diversa. Questo ad una condizione: “Ho bisogno di un voto positivo, mediando e discutendo. E so bene che molti popolari sono pronti a discutere”. Se mercoledì il Parlamento Europeo dovesse votare in maggioranza contro il ripristino degli habitat naturali, il rischio di Timmermans sarebbe quello di perdere almeno un anno: “Dopo il voto non ci sarà più tempo per riprendere il discorso”. Forse perché, più banalmente, gli elettori comunitari lo avranno già rispedito a casa.

Matteo Milanesi, 10 luglio 2023