Green pass, 3 tamponi in 5 giorni dopo un mese di prigionia

Senza lasciapassare non può salire in aereo: folle vicenda di un 17enne non vaccinato

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Immaginate la scena: siete una famiglia che decide di passare le vacanze in Sardegna dai nonni, prendete l’aereo o il traghetto seguendo tutte le regole covid operative in quel momento e il Natale scorre tranquillo. Certo, vostro figlio non è vaccinato ma cribbio: ha problemi di salute e non può farlo. Cosa potrà mai succedere? Poi però all’improvviso il governo decide di cambiare le regole del gioco, vi costringe ad avere il super green pass per prendere un volo, così restate per un mese – ripeto: un mese – prigionieri dell’isola perché vostro figlio non può essere imbarcato in nessun mezzo pubblico in grado di riportarvi a Roma. Vi sembra fantascienza? Invece no: è l’incredibile storia vera di una famiglia romana, partita per Alghero prima delle vacanze natalizie e ancora bloccata lì.

Prigionieri per un mese senza green pass

Dopo aver passato le festività con la famiglia di mamma Lorena, il programma prevedeva il rientro l’8 di gennaio. Sfiga vuole però che i genitori del 17enne si beccano il virus e devono attendere di negativizzarsi. Piccolo problema: il 10 gennaio entra in vigore il super green pass obbligatorio sui mezzi di trasporto pubblici. Quindi? Quindi il figlio, che non s’è ancora sottoposto a punturina per motivi di salute, non può tornare con loro. Ci sarebbe la scuola da non perdere, gli amici da andare a trovare, una vita da vivere: niente da fare. La burocrazia covid non ammette eccezioni. I genitori hanno tentato ogni strada possibile per ottenere una deroga, compreso il ricorso in tribunale. Ma solo ieri, un mese dopo l’inizio di questa vicenda tipicamente italiana, sono riusciti a vincere la loro battaglia.

Il protocollo speciale per il 17enne

Direte: l’avranno fatto salire su un traghetto e via. In fondo deve solo rientrare da una regione italiana verso un’altra regione italiana, mica arriva da Wuhan. E poi a scuola può andarci pure senza vaccino: cosa cambierà mai se fa un viaggetto in aereo? No. Se fosse proprietario di uno yacht privato potrebbe rientrare in tranquillità, ovviamente. Ma trattandosi di mezzi pubblici, nessuno s’è preso la briga di farlo salire a bordo senza super green pass. Così il direttore generale del ministero della Salute, Giovanni Rezza, ha dovuto concedere un’autorizzazione speciale per farlo rientrare a casa.

Ed ecco che la farsa si trasforma in tragedia: il ministero ha realizzato appositamente per il 17enne un protocollo sanitario speciale, manco fosse una bomba batteriologica con le gambe, da seguire alla lettera per poter prendere il mezzo pubblico. Prima di salire dovrà mostrare un tampone molecolare (molecolare!) effettuato nelle 48 ore precedenti; poi una volta sbarcato sul litorale romano – quindi poche ore dopo – dovrà sottoporsi di nuovo al test. Due volte: la prima entro 48 ore dall’arrivo, la seconda dopo 120 ore. In pratica gli infileranno tre volte il bastoncino nel naso nel giro di cinque giorni, forse anche meno.

Che senso ha? Non è chiaro, infatti, per quale motivo questo ragazzo per passare dalla Sardegna al Lazio debba farsi torturare il naso così tante volte, posto che: 1) se avesse un mezzo privato potrebbe viaggiare liberamente; e 2) il virus circola abbondantemente tra vaccinati in tutta Italia. Si tratta della solita accozzaglia burocratica italiana, di un Paese convinto che con regole così si possa ancora fermare Sars-CoV-2. Ieri, infatti, insieme all’autorizzazione è arrivata anche la beffa finale: il Parlamento ha convertito in legge il decreto covid di Natale inserendo una modifica. Da oggi si potrà salire sui mezzi pubblici anche senza super green pass.

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