Non finiremmo più se continuiamo ad elencare le delizie del green pass. Qualcuno dei geni che l’hanno promosso, pensando di correggere il tiro, propone l’obbligo vaccinale. Non si rendono conto, i furboni, che nulla cambia: codesto virus e codesti vaccini non hanno nulla che giustifichi un tale obbligo. Con altri virus e con altri vaccini un eventuale obbligo è giustificato dal fatto che non si vuole contagiare chi il vaccino non può farlo. Ma qui la cosa non vale: il virus è mutato, la protezione – ancorché sufficiente da consigliare la vaccinazione – è totalmente insufficiente in ordine al contagio: i non vaccinati non sono granché più protetti se i vaccinati – che oggi 16 ottobre sono il 70% con due dosi e il 76% con una sola dose (quindi il governo ha fallito anche qua) – aumentano di qualche punto percentuale.
Molti commentatori in questi giorni se la prendono col ministro Lamorgese o col ministro Speranza. Io son della vecchia guardia, di quelli che pensano che il pesce puzza dalla testa. La responsabilità primaria l’ha allora Mario Draghi: avrebbe dovuto capire l’inadeguatezza della prima e l’incompetenza del secondo. Quest’ultimo, soprattutto – anche Giufà lo aveva capito fin da sùbito – non avrebbe avuto alcuna autorevolezza a invogliare nessuno alla vaccinazione, se questo era il desiderio del governo. Anzi, tutto il comportamento dell’uomo durante tutta la pandemia deve aver indotto molti a fare esattamente l’opposto di quel che Speranza diceva di fare. Chi si vaccina ha paura del virus, chi non si vaccina ha paura del vaccino. Nessun governo può dire a nessuno di cosa aver paura, e la paura degli uni non ha più dignità di quella degli altri: non ci vuole molto a capirlo.
Allora, signor Draghi, la sua scommessa l’ha perduta: chieda scusa agli italiani, magari dica che l’aveva fatto a fin di bene, ma riconosca l’errore e abolisca il green pass. Sono un plurivaccinato con tutti i vaccini disponibili sul mercato e sono greenpassato, ma fin dal primo giorno del green pass ho pensato una cosa sola: esso è una barbarie.
Franco Battaglia, 16 ottobre 2021