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Green pass al lavoro? Ecco perché può essere incostituzionale - Seconda parte

Stato d’emergenza perenne

Lo stato di emergenza non è lo stato di guerra per cui il Parlamento conferisce al governo “i poteri necessari”, è semplicemente una dichiarazione con cui il governo – attraverso la protezione civile – utilizza il potere di ordinanza per far fronte momentaneamente a calamità come possono essere un’alluvione, un terremoto o una pandemia ma solo per “limitati e predefiniti periodi di tempo”, così come stabilito dal D.Lgs. n. 1/2018. Da oltre un anno e mezzo l’emergenza è continuamente prorogata tanto che l’emergenza stessa si è trasformata in “nuova normalità”, con la funzione legislativa che è passata completamente dal Parlamento al Governo, come se fossimo in guerra ma in assenza di una dichiarazione di guerra e di un conferimento dei “poteri necessari” delle Camere all’esecutivo.

Si dirà che l’ultima parola spetta comunque al Parlamento che deve convertire in legge i decreti-legge entro sessanta giorni pena la decadenza dei decreti stessi, ma le Camere sono ormai relegate a meri organi di ratifica con leggi di conversione già impacchettate nemmeno più dai segretari dei partiti di maggioranza, ma addirittura dai ministri del governo espressione dei gruppi parlamentari. Oggi il Parlamento, nei fatti, non esiste più, tutte le sue facoltà costituzionali sono state praticamente trasferite al governo.

Se democrazia significa realizzare la volontà della maggioranza tutelando in ogni caso i diritti delle minoranze, come può definirsi l’azione di un governo che impone la sua volontà schiacciando con disprezzo i diritti di almeno un terzo della popolazione? Non siamo forse di fronte alla “tirannia della maggioranza”?

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