I fatti e i proclama. Sulle “riaperture” purtroppo contano i primi e molto poco i secondi, sebbene l’Italia – al contrario del resto del mondo – per ora si sia sperticata soprattutto nel promettere “normalità”, senza concederla davvero.
Prendete il monito di Assoturismo Confesercenti: l’80% delle camere disponibili a marzo negli hotel italiani sono ancora senza prenotazione. Il motivo? Certo c’è l’effetto “zoom” sui convegni, ma la colpa è anche e soprattutto del green pass. “La domanda estera è sotto le attese – spiega Vittorio Messina – Chi arriva ultimo alla riapertura ha perso: per questo servono già ora regole chiare sulle modalità della ripartenza della mobilità turistica”. Il che, tradotto, significa questo: se i turisti sanno già che in Spagna e in Grecia non avranno bisogno del green pass e le regole sono chiare, preferiscono prenotare le vacanze pasquali lì. Il Belpaese può aspettare. “Sulle riaperture serve gradualità”, ribadiscono all’unisono Speranza e Ricciardi, che però è proprio il grosso timore delle aziende della ristorazione. “Forse non è chiaro – dice Bernabò Bocca, di Federturismo – che più giorni trascorrono prima di prendere delle decisioni più diventa complicato convincere i turisti di altre nazioni europee a trascorrere le vacanze di Pasqua in Italia”.
L’opportunità per dare un segnale il governo ce l’aveva. Lo stesso dicasi per la maggioranza. Dopo lo scontro dell’altro giorno tra Lega e Fratelli d’Italia, oggi in Commissione Affari Sociali della Camera, dove è in corso l’esame del decreto Covid del 7 gennaio (atteso domani in Aula), il Carroccio ha tentato il colpo di mano. I deputati leghisti hanno presentato un sub-emendamento che lega il lasciapassare allo stato di emergenza: finita l’eccezione pandemica, addio green pass. Insieme alla Lega sono pronti a votare Fratelli d’Italia e Alternativa, mentre il resto della maggioranza ha contestato la mossa dei salviniani.
La Lega ha prima votato un emendamento dell’opposizione sulla quarantena dei bambini, modifica su cui l’esecutivo si era espresso in modo contrario. Poi ha chiesto di mettere ai voti il suo provvedimento sul green pass, anche questo non approvato al governo. Il blitz, che rischiava di mandare gambe all’aria il gabinetto Draghi, ha portato alla sospensione della seduta su richiesta della maggioranza. I partiti ne discuteranno alla riunione pomeridiana. Forza Italia ha fatto sapere che si asterrà qualora si arrivasse al voto (“Nel merito mi sento abbastanza vicino a quel che pensa la Lega – dice Roberto Bagnasco – ma ritengo che il valore della coesione della maggioranza sia un valore importante”). Restii a dire addio al green pass sono Pd, M5S, Leu e Italia Viva, ligi ai dettami di chi sogna una permanenza del lasciapassare ben oltre marzo. Per ora si parla del 15 giugno, giorno in cui scade anche l’obbligo vaccinale. Ma Ricciardi ha già chiesto di spostare la deadline a fine 2022.
Aggiornamento ore 19: l’emendamento è stato votato dalla commissione. Qui tutti i dettagli