E non è tutto. Il green pass europeo sarà completamente attivo dal 1 luglio. Fino a quel giorno gli Stati membri possono “adattare” le loro normative a quelle Ue. Ma se l’Italia vorrà mantenere la linea “morbida” potrà farlo. Cosa succederà? Il commissario per la Giustizia Didier Reynders dice: “Nel caso in cui uno Stato accetti una sola dose per derogare alle restrizioni sulla libera circolazione allora questo varrà anche per il Covid pass europeo”. La faccenda però non sarà per forza reciproca. Gli altri Stati potrebbero infatti non accettare il nostro pass: l’Italia può emetterlo dopo la prima dose, ma la Francia ha il diritto di non riconoscerlo e di chiedere un test. E così Roma sarà costretta a far entrare anche i cittadini europei con una sola iniezione, ma lo stesso potrebbe non valere per gli italiani che sognano di andare all’estero. Noi dovremo aspettare la seconda dose, in modo da attivare il certificato Ue, oppure sottoporci a un tampone poco prima della partenza, compresi i bimbi sopra i 6 anni. Con due fregature di non poco conto: la prima, il costo dei test (non proprio economico) da aggiungere a quello del viaggio; la seconda, il rischio di risultare “positivi” a poche ore dalla partenza ed essere costretti ad annullare le ferie. Senza dimenticare che l’Ue ha previsto pure un “freno di emergenza” che in caso di rialzo dei contagi renderà carta straccia ogni certificato, introducendo – di nuovo – limitazioni alla circolazione anche per i vaccinati e le persone guarite.
E fortuna che l’obiettivo era “semplificare” i viaggi e farci godere un’estate “rilassante”. Se avessero voluto complicarci la vita, pensate quale diavoleria si sarebbero inventati.