Più dell’abominevole ricatto insito nel green pass obbligatorio, che di fatto tende ad escludere dalla vita sociale ed economica chi non si vaccina, ciò che colpisce è la mancanza nel Paese di un vero dibattito in merito ad una misura che solo l’Italia ha adottato in modo tanto restrittivo. A parte la nostra piccola riserva indiana liberale, di cui fa parte una esigua minoranza di testate giornalistiche, nessuno nel mondo dell’informazione si pone domande o esprime dubbi, malgrado vi siano importanti evidenze a sostegno in primis dell’inutilità sanitaria di questo strumento burocratico che limita così drasticamente la nostra libertà di scelta.
Ricatto di Stato
Uno strumento che ha un anno di validità e che dunque non copre i pochi mesi di efficacia dei vaccini. Vaccini i quali, peraltro, non impediscono al Sars-Cov-2 di circolare anche tra i soggetti vaccinati, sebbene i virologi star ci spiegano che con essi si evitano le conseguenze gravi della malattia. Conseguenze che, vorrei sommessamente ricordare, per la stragrande maggioranza delle persone in buona salute, non sono mai state drammatiche neppure quando gli stessi vaccini erano ancora nella fase sperimentale. Dunque, tirando le somme del mio ragionamento, se il vaccino serve unicamente a proteggere chi rischia di ammalarsi seriamente di Covid-19, ossia i soggetti fragili, senza peraltro bloccare la catena dei contagi, per quale assurda ragione si deve impedire ad un giovane lavoratore immunocompetente di operare una libera scelta, anziché costringerlo con un ricatto di Stato ad accettare ob torto collo questa sorta di Tso mascherato?
Un Tso che secondo molti studi, sempre in merito ai soggetti in buona salute, sembra comportare rischi di reazioni avverse addirittura superiori a quelli del coronavirus. Eppure la grande stampa sembra non nutrire alcuna obiezione a tale proposito. Il fatto che si sia introdotto un surrettizio e insensato obbligo vaccinale anche per chi, numeri alla mano, appartiene ad una categoria di persone con un tasso di letalità analogo a quello della comune influenza, non viene assolutamente rilevato dalla moltitudine di giornalisti e commentatori da tempo asserviti al dominante regime sanitario.