Siamo uomini di mondo anche senza avere fatto il militare a Cuneo e quindi sappiamo come vanno le cose, come funziona in questo mestiere: tocca dare notizie positive, rosee, costruttive. Dare notizie costruttive significa, di regola, o non disturbare il manovratore o perfino compiacerlo. Er Messaggero è pure giornale di mondo e, mondanamente, ne spara una proprio bella: “Il Pass spinge i ristoranti”, è lo strillo, più isterico che cubitale, in prima pagina della Cronaca di Roma. Ohilà! E il sommario conferma: “Nella seconda metà di agosto gli incassi sono tornati ai livelli precedenti il Covid”; “I gestori: ‘La gente mangia fuori con più fiducia da quando c’è la carta verde’”.
Ma davvero mi dici, cara? E che je voi dì. Poi vai all’articolo, pag. 32, e di tutti questi tesori non c’è traccia: non si trova nulla. Titolaccio e sommario sono un’illusione ottica, un’astrazione, una profezia che (non si adempie).
Subito si accenna all’ultimo report, tuttavia circoscritto a “i guadagni dopo la settimana di Ferragosto”. Una settimana. Quindi si passa a interpellare il leader romano di Confesercenti, Claudio Pica, il quale ci va cauto e non accenna a nessuna carta magica verde: che “a incidere [è] “anche” l’effetto del green pass” lo scrive l’autrice del pezzo, è una sua conclusione, o convinzione, non puntellata da alcuna pezza. Tanto vero, che di seguito, correttamente, si ammette che “nelle zone di periferia, per esempio, la risalita è ancora lenta con gli incassi che, rispetto al 2019, segnano tra il 15% e il 20% in meno”. E mecojoni! Quindi il boom, se va bene, è limitato al centro del centro, che è sempre pieno in ogni stagione a meno di lockdown integrale. Sai che scoperta. Alla fine, tanto benessere di ritorno sembra doversi più ad un fisiologico flusso vacanziero, a ridosso del periodo più feriale dell’anno, che del prodigioso lasciapassare.
Ma andiamo avanti, perché in cauda venenum monetarium: “C’è chi però chi non è riuscito a recuperare l’anno nero: sono circa mille i locali che hanno messo in vendita la licenza a prezzi stracciati, tra i 50 e i 70mila euro. Soffocati dai debiti, dai guadagni comunque troppo bassi per far fronte alle spese correnti”. E meno male che che gli incassi erano tornati a prima der Covid.
Semo gente de borgata, oltre che omini de monno, conosciamo er monno ‘infame e non ci scandalizziamo.
Solo che le cose, soprattutto i titoli, andrebbero fatti con meno entusiasmo e maggior discrezione per risultare un minimo attendibili. La realtà – la nostra realtà di cronisti – possiamo riferirla qui ed è un po’ meno jovanottesca, alla penfo pofitivo. Venerdì chi scrive stava a Roma, in pieno centro, a incontrare un amico e collega; si era portato un’amica la quale, all’inesorabile richiesta di sfoderare il green pass in mezzo alla Galleria Alberto Sordi per sorbirci un caffè, s’è alzata e, comprensibilmente irritata, se n’è andata. Non è un caso isolato, la follia, se non ti ci adegui, ti fa incazzare. E la verità è che questa del lasciapassare salvifico non regge perché ne esaspera più di quanti non ne esalti. Anche a detta di tranquilli ristoratori delle Marche (per esempio), che, obbligati dalle circostanze, non rinunciano però a protestare, sempre con chi scrive, che questa genialata del lasciapassare che non lascia passare niente gli ha fottuto tra il 30 e il 40% di clientela lungo tutta l’estate. Per svariate ragioni. Spiace riferirlo, spiacerà leggerlo, ma questo è. In Galleria Sordi, a proposito, un buon numero di esercizi era sbarrato, morto o desolatamente deserto. Chissà se importa ai realisti filogovernativi di ritorno che, dopo l’ennesima dose di elisir, vorrebbero pure il greenpass potenziato sino al foro interno. Perché è questo ciò a cui si punta, facciamola breve; e neanche basterà, le smanie psicopatologiche di Speranza e non solo lui continueranno a venir tradotte in normative al di fuori della sanità mentale, della Costituzione e della grazia d’Iddio. Ma basterà strillare in prima che va tutto bene, madama la virologa.
Max Del Papa, 8 settembre 2021