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Green pass, la domanda che nessuno ha fatto

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Come era prevedibile che accadesse nel Paese dei bolli e della ceralacca, il tanto celebrato green pass è partito nel caos più totale, aggiungendosi a molte delle altre demenziali misure che stanno accompagnando l’Italia in una infinita emergenza sanitaria senza emergenza. Durissime in questo senso le parole di Giancarlo Banchieri, presidente della Fiepet, l’associazione della Confesercenti che riunisce migliaia di attività operanti nel mondo della ristorazione: “Come temevamo, l’introduzione dell’obbligo ha creato incertezza sugli avventori, che preferiscono evitare complicazioni e scelgono di consumare solo all’aperto, ignorando le sale interne. Ci sono state anche reazioni scomposte, che hanno messo in difficoltà i gestori, cui è stato affibbiato contro ogni logica il ruolo di agente di pubblica sicurezza. Un ruolo su cui, oltretutto, non abbiamo avuto i necessari chiarimenti. A partire dalla questione del controllo del documento per verificare che l’identità di chi presenta il green pass: a chi tocca, e con quale autorità? Al danno si aggiunge poi la beffa delle difficoltà tecniche riscontrate nell’utilizzo della app dedicata alla scansione elettronica del certificato, per la quale è necessario avere uno o più smartphone dedicati di ultima generazione o quasi”.

Tutto ciò, peraltro, ha trovato una chiara conferma in alcuni servizi televisivi trasmessi anche dai canali Rai, in cui si è chiaramente evidenziato un fatto: lungi dal renderci liberi, così come recita un raggelante spot di Forza Italia, il green pass restringe ulteriormente il nostro spazio di libertà, facendoci scendere  altri gradini verso l’inferno di un totalitarismo sanitario, con tutte le gravissime conseguenze sociali, psicologiche ed economiche del caso. Nondimeno, almeno per il momento, la maggioranza dei cittadini italiani, al di là di qualche mugugno, stanno ingoiando anche il rospo di un lasciapassare di stampo stalinista perché, al pari di tutte la altre misure restrittive, è stato fatto loro credere che esso costituisce l’ennesimo, “modesto” prezzo da pagare in cambio della salute o della stessa vita.

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