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Green pass, la domanda che nessuno ha fatto - Seconda parte

Eppure per far cadere questa tragica illusione, almeno nella mente di chi possiede ancora un barlume di senso critico, basterebbe porsi una classica domanda delle 100 pistole: come mai non nel secolo scorso, bensì nell’estate del 2020 in pratica c’era solo l’obbligo di indossare la mascherina al chiuso nei luoghi pubblici, pur non potendo contare neppure sullo strumento fondamentale dei vaccini? E non ci si venga a dire che oggi, malgrado una campagna vaccinale che ci vede ai primi posti al mondo, è solo a causa della variante Delta che il governo di salute pubblica ci infligge questa ennesima umiliazione democratica, dal momento che non ci sono evidenze circa una maggiore gravità sul piano della malattia determinata dalla variante medesima.

Sta di fatto che lo scorso anno non c’era un solo vaccinato in Italia e del green pass non esisteva neppure il nome, malgrado ciò siamo andati avanti lo stesso senza raccogliere i morti per le strade, come i tanti Savonarola sanitari in servizio attivo permanente continuano a prevedere a giorni alterni.

Ovviamente in un mondo normale simili domande dovrebbero scaturire spontanee soprattutto nel settore dell’informazione, in quanto essa è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale nelle democrazie liberali: quello di diffondere il pluralismo delle idee. Ma con l’arrivo del Sars-Cov-2 e l’instaurazione del giornale unico del virus, tutto questo sembra oramai un lontano ricordo.

D’altro canto, così come la storia insegna, dal giornale unico per giungere al partito unico il passo può essere molto breve, soprattutto se consideriamo che ad opporsi all’attuale regime sanitario c’è una sola forza politica di rilievo e qualche coraggiosa testata, come questo giornale, che si conta sulle dita di una mano. C’è veramente da stare poco allegri.

Claudio Romiti, 9 agosto 2021

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