Vanno di moda gli sparafumo, i Manuel Fantoni, quello che “un bel giorno m’imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana”. Di preferenza giovani, perché la società cialtronesca attuale ha bisogno di giovani eterni, fino a novant’anni. Il primo Manuel Fantoni è il sardina leader, Mattia Sartori, quello che si aggiusta il cerchietto quando vede una telecamera. È patetico, è imbarazzante, ha davvero l’ignoranza globale di un pesce, Francesco Giubilei, che è suo coetaneo ma di un altro pianeta, lo ha fatto nero, anzi rosso in televisione ma quello rideva, ride sempre, secondo la massima latina.
Confonde sovranismo e populismo, che tiene in fama demoniaca, ma il suo mantra è la piazza, ha ragione la piazza, ha deciso la piazza, comanda la piazza, quanto a dire lo stampo del più truce populismo marxista leninista, decide uno solo in nome della piazza. Hanno trovato sulla sua bacheca una immagine che esalta il comunismo delle vacche, “che fornisce latte a tutti”, più che Manuel Fantoni ricorda il geometra Calboni, “tre scotches”; lo accusano di stalinismo, di far fuori i dissidenti, di vano narcisismo ma lui risponde: io riempio le piazze, io vengo bene in televisione. Dove gli fanno mangiare in continuazione piatti di sardine. Le quali non sono da meno del leader ridicolo: “Quali sono i vostri programmi?”. “Antifascismo, antirazzismo, antisessismo e, diciamolo, far fuori Salvini che è pericoloso”. Quella sardina da balcone, tale Justine o Jasmine, se possibile più vacua ancora del sardino Mattia, che citava ad minchiam Adorno, per darsi un tono, ma poi, messa in difficoltà da Daniele Capezzone, tornava alla sardinità verace: “Ah, questo è sessismo, lei si rivolge così a una donna”. La donna-sardina non gradisce essere contraddetta mentre spreca scemenze e accuse perniciose, “Salvini è pericoloso: è un dato di fatto”.
Il branco dei pesci dell’amore si ritrova a piazza san Giovanni, mente sull’afflusso, ospita giovani rottami degli anni di piombo, delusi dal grillismo, esaltati da centro sociale, nostalgici della spranga e della chiave inglese, e giù coi canti degli angeli, da Bella Ciao ai cantautori “di protesta”, e slogan, imprecazioni, minacce al Salvini e alla Meloni che “non è una donna”, filoislamismo à la page, palestinismo di riserva e generoso antisemitismo doc. Odiatori di Israele per Liliana Segre. Tutto scortato dai mazzieri della Fiom Cgil, servizio d’ordine a tutta prova. Tutto in nome dell’amore eterno, come la setta dell’altro personaggio verdoniano, “Ruggiè”, quello che si ritrovò in una piscina “con la spada de fori” e “love, love, love”.
Tra le issues vaghe, fumose delle sardine non manca “la tutela del pianeta”, nella saldatura giovanile tra cerchietti e treccine, ma come raggiungerla, ammesso che il pianeta sia davvero spacciato, non lo dicono; ci pensa Greta, la Manuel Fantoni in sospetto disagio, ma non è che anche con lei le cose vadano meglio: “Vecchi, ci avete rubato il futuro, mi avete rubato i sogni, come osate”; “Non c’è più tempo bisogna fare in fretta”; “Evviva i giovani, ci siamo arrabbiati, no al fascismo e alla società patriarcale”. La sardina Greta sembra la sardona Michela Murgia, ma con questo approccio parascientifico, e soprattutto paraculo, non si va lontano, il prof. Franco Battaglia ha calcolato che le vaghe misure gretine, un misto di ritorno al Medioevo delle torce e di futurismo eventuale, costerebbero, solo in termini negativi, cioè sbaraccare l’esistente, circa 3000 miliardi di euro solo per partire, anzi per distruggere: e poi? Il COP, la rituale conferenza dell’ONU sull’ecologia, è arrivata al venticinquesimo fallimento in venticinque edizioni, non si mettono d’accordo sulle misure in quanto demenziali, cioè gretesche, e siccome la misura più demenziale e più “Manuel Fantoni” sarebbe quella di risolvere l’inquinamento per via marxista, cioè soldi “in risarcimento” per le colpe dell’occidente capitalista ai paesi poveri, che però vogliono più energia a qualunque costo, cioè vogliono diventare come l’occidente capitalista, non se ne esce.
L’unico successo è per la furbissima squilibrata con le trecce, che si ritrae come una barbona sul convoglio che la riporta in Svezia e invece, fanno sapere le ferrovie tedesche, ha viaggiato in prima classe riverita da tutto il personale. Curioso caso di Manuel Fantoni alla rovescia, “un bel giorno m’imbarcai su un mulo” e invece gira di lusso. Ma sempre Manuel Fantoni resta.
“Chi è bugiardo è ladro”, recita un proverbio ormai in disuso. Oggi si potrebbe chiosare, chi è cialtrone è ladro; ladro di buona fede collettiva, e siccome la buona fede collettiva poi si traduce in clic, in like, e questi ultimi in pubblicità, secondo legge degli influencer, e la pubblicità in interviste, contratti, ospitate, libri, sponsor, insomma in soldi, chi è cialtrone è ladro. Ma la società sardinesca e cialtronesca, questo vuole: se ce l’ha fatta uno con il cerchietto, una con le treccine, eterni giovani che non sanno niente e niente dicono, perché io no? Il mondo forse non sarà in pericolo, ma ha quel che si merita. Ma che colpa abbiamo noi, noi apoti, come dice sempre Riccardo Ruggeri, noi che non ce la beviamo e ci facciamo il sangue amaro (e quindi ci danno di fascisti)?
Max Del Papa, 16 dicembre 2019