Se volete misurare l’abisso che c’è fa la realtà e il suo racconto ideologicamente orientato, date un occhio al video qua sopra. Il commento copia&incollato dei giornaloni oggi è stato: così Greta “incenerisce”, “fulmina”, e altri verbi atti a rafforzare l’immagine dell’Erinni ecotalebana, Donald Trump.
Beh, noi in questi pochi secondi vediamo un’altra storia. Vediamo la Greta che c’è, non quella che dovrebbe esserci secondo la bolla politically correct che sta strumentalizzando ormai senza ritegno le paturnie in buona fede di una sedicenne annoiata, anzitutto dalla scuola. Vediamo una Greta che si stizzisce per un’ovvietà: il presidente della più grande democrazia del globo, il leader della nazione che detiene il primato economico, militare, immaginifico, l’uomo che siede sui codici nucleari e sulle quotazioni di Wall Street, il quale fa il suo ingresso nella sede dell’Onu, nella sua New York. E giustamente non considera la ragazzina vicino alla parete, passa oltre con spontaneità (tutta impostata, ovviamente, ma a marketing, marketing e mezzo), sta in un altro ruolo e in un’altra interpretazione del mondo, ha cose adulte di cui occuparsi, ha quotidiane preoccupazioni di geopolitica, ha in mente contemporaneamente il prossimo strappo, o la prossima ricucitura, nella guerra dei dazi con la Cina e un aumento della pressione sugli ayatollah iraniani che non sfoci nella pura escalation bellica, e Dio sa cos’altro ancora.
La notizia non è che il comandante in capo non degni di uno sguardo un’adolescente un po’ più invasata della media che ha attraversato l’Atlantico in barca per venire a lamentarsi che le hanno “rubato i sogni”, la notizia sarebbe stata l’opposto. E sei lo “fulmina” (senza che lui se ne accorga, peraltro), è proprio perché frustrata dal fatto che Trump, con quest’entrée fin troppo programmaticamente da cowboy, ha ripristinato le proporzioni, riesumato un minimo di ordine dei significati, squarciato per un attimo il velo dell’ipocrisia Gretina che ci sta ipnotizzando tutti. E da queste parti ne siamo lieti, parecchio.
Giovanni Sallusti, 24 settembre 2019