Greta, quando l’Ego adolescenziale diventa politica

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Ideologia a parte, cosa si nasconde dietro le trecce e il broncio di Greta Thunberg? Max Del Papa, giornalista e saggista, ci invia una riflessione per capire meglio l’eroina ambientalista.

A Cassandra trecciolina non piace venire sgretolata da Trump, l’hanno addestrata al culto di sé stessa. Anche quando la sgamano a pasteggiare tra vassoietti e bottiglie di plastica nello scompartimento esclusivo di un treno ad alta velocità, inquinante come ogni cosa di questo mondo, lei non gradisce e si rifugia in un lamento molto conveniente, molto politicante: vogliono zittirmi, ma io non tacerò. Giovanna d’Arco in cerata gialla, come un nostromo sotto un fortunale, ha tenuto il suo diario di bordo sullo sloop monegasco a colpi di tweet, anche questo un bello spreco di energia, se la legge sull’entropia ha un valore.

Sarà che la legge è uguale per tutti ma per qualcuna è più uguale e così va di moda una somma ambiguità sulla lunatica fanciullina: scusarla per ogni escandescenza o idiozia, “è solo una bambina e per di più in disagio mentale”. Ma facciamo a capirci: se è solo una giovane dissociata, allora non va presa sul serio; se invece è la coscienza globale di una generazione, in grado di strigliare “i potenti”, offuscare gli scienziati e meritarsi un curioso Nobel per la Pace, allora può, deve ricevere le critiche e gli attacchi del caso; deve saperli assorbire, deve sapere rintuzzare le obiezioni con la forza della conoscenza. Non della egolatria incoerente: non era lei a ripetere che non aveva tempo per quell’ignorante di Trump?

Fra le critiche, una su tutte: Greta ha definitivamente sdoganato alcuni difetti preadolescenziali quali l’isteria narcisistica: migliaia di ragazzine come lei che o si mettono di colpo a sbraitare, non si sa bene contro chi o cosa, oppure erompono in pianto disperato: non voglio morire, fra dieci anni saremo tutti essiccati. Deliri senza causa, che riposano su una orgogliosa ignoranza di ogni nozione e qui scatta il secondo guasto collaterale: la ingenerata convinzione che studiare non serva, andare a scuola sia inutile, una pericolosa diffidenza, se non disprezzo, per la scienza in nome della quale però si “sciopera”, tutto risolto a botte di slogan insulsi, da juke-box jettatore: potenti, ci avete ingannato, il mondo sta per finire, noi giovani siamo invincibili e abbiamo la verità, voi vecchi morirete presto, siete brutti, sporchi e in malafede anche se ci pagate i vizi e desideri che nessuna generazione prima di noi ha potuto sognarsi.

È il trionfo non dell’individuo, affogato nella massa conformista e vittimista, ma dell’individualismo egocentrico e piagnone che finge di guardare al mondo ma guarda il proprio ombelico: schiave bambine, bambini comprati e venduti, dirottati e spariti, adolescenti che crepano di fame, di sete, di malattia o di miniera, ma Greta ringhia: mi avete portato via i sogni, come osate? A lei, capite? Ed è appena scesa dal panfilo di una famiglia petroliera, gira il mondo sui supertreni e può fare la schifiltosa sul menu.

Può permettersi anche di non seguire le lezioni e in più ci fa la vittima: dovrei essere a scuola invece sono qui a sacrificarmi per l’umanità. Dicono i suoi fanatici a oltranza: poverina, è vittima di una manipolazione colossale e non se ne rende conto. Ma a sedici anni o te ne rendi conto o vai in manicomio, considerato che ti vanti di “vedere l’anidride carbonica depositarsi sui palazzi”. Greta, vogliamo dire, non induce alcuna solidarietà come non la induce la vittima che si presta al gioco losco; sempre più volonterosi della prima ora, d’altra parte, finiscono per detestarla: perché è detestabile, insopportabile nella sua presunzione di sedicenne sicuramente manipolata, ma che sa benissimo di essere manipolata.

Non si può sempre indulgere su tutto, specialmente con la testimonial della grande rapina al treno della modernità: dietro le trecce di Greta sta il rifiuto della ricerca, dell’analisi, della realtà, della verità a premio della spoliazione dei poveri, come sempre, col pretesto dell’etica urgente: cambiare il mondo è necessario, non c’è più tempo, ma bisogna fare dei sacrifici e li farete voi straccioni. O, come ha detto la incredibile ex ministro all’Ambiente del Canada, Christine Stewart: “Chi se ne importa se la scienza del riscaldamento globale è tutta falsa, è un’occasione unica per rifare il mondo più uguale e più giusto”. Tutto il gretismo, o gretinismo, sta qui: in una malefica propaganda postmarxista che tinge di verde il rosso antico, ciò che un filosofo conservatore come Ryszard Legutko ha spiegato benissimo. Ma Legutko è difficile, non lo legge nessuno, Greta è facilissima e la seguono tutti. Tranne Trump.

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