Greta Thunberg, la sedicenne che sembra salvare il mondo, è inquinamento delle coscienze. Candidata al Nobel per la pace, dopo Obama potrebbero darlo anche a Beppe Grillo, con il suo Conte-bis simbolo di pax poltronae.
Non è che non sopporto Greta l’ambientalista, ma proprio chiuderei lei e i suoi genitori tipo in un mausoleo di prese per il culo mondiali. Che bello come esempio questa futura Nobel di Greta… salta la scuola e prenderà forse il Nobel e Nobel vuol dire soldi… Morale: Greta furba, noi scemi.
Non può andare a scuola perché è malata, però fa la traversata oceanica in barca. Significa disagi, vento, freddo, caldo, onde altissime e ogni tipo di inconveniente che potete immaginare. Quindi, cara Greta, se puoi fare la traversata puoi andare anche a scuola. Quindi ai tuoi genitori andrebbe tolta la patria potestà.
Greta parla di isole di plastica nell’Oceano e poteva almeno portare a New York una bottiglietta di acqua, magari presa anche solo con un retino che i ragazzini della sua età usano ancora per giocare sulla sabbia. Invece Greta non ha portato un cazzo: il retino lei lo usa per pescare noi.
Greta è riuscita genialmente ad incarnare l’ultimo business dove c’era posto per una influencer: l’ambiente. Greta, un ibrido tra Hänsel e Gretel, tra la Signorina Rottenmeier e certi rottamatori di sinistra, ha una capacità comunicativa che l’ha portata ad avere al seguito delle sue treccine milioni di fan che se non scendono in piazza per perdere un giorno di scuola, sono leoni da tastiera (chiaramente ecocompatibile).
In una intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: “Parlo solo coi potenti”. E noi comuni mortali? Sempre sul Corriere qualche giorno fa una pagina intera di intervista al padre di Greta.
Insieme, lei e Chiara Ferragni, hanno milioni e milioni di follower che hanno seguito la sua traversata atlantica con Pierre Casiraghi (il padre era un petroliere): sponsor a bordo e a babordo, bottiglietta di plastica per bere, abbigliamento da professionista della vela firmato in tessuto ipertecnologico che solo per colorarlo di rosso avranno inquinato due fiumi.
Non è volersela prendere con una ragazza, non iniziate a scrivere che è malata perché chi soffre della “Sindrome di Asperger” non è in grado di fare un simile viaggio. Non è dietrologia, ma solo un caso di associazione a delinquere di stampo immaginario. Avrà anche sensibilizzato il mondo sul tema dell’ambiente, ma tanto l’ambiente è già cambiato. Non dico che non si possa fare nulla, bisognerebbe tornare ad accendere il fuoco con la legna, ma la vedo difficile.
Alla fine, comunque, se le daranno il Nobel ce ne faremo una ragione. In fin dei conti l’hanno dato anche a Dario Fo, uno che aveva l’intelligenza più corta del cognome
Gian Paolo Serino, 11 settembre 2019