Il ministro alle Infrastrutture, la piddina Paola De Micheli, ha annunciato che la gestione del Ponte Morandi va al concessionario, cioè ai Benetton. Il Movimento 5 Stelle, immediatamente dopo il crollo del ponte nell’agosto del 2018, con i cadaveri ancora caldi, strepitò contro Autostrade, intimando la revoca della concessione. La narrazione grillina ha subito un’ulteriore abiura, impreziosendo l’antologia delle loro fanfaronate. Al Tav, al Tap, al “mai alleanza con il Pd”, deplorato da Giggino Di Maio come “il partito di Bibbiano”, si aggiunge la beffa della gestione del Morandi ad Aspi a cui i Cinque Stelle imputano le omissioni manutentive che causarono il collasso del ponte in cui perirono 43 persone.
Non si è fatta attendere la reazione del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, che ha commentato con sarcasmo la notizia: “Dopo due anni di minacce, immobilismo, proclami, giustizia promessa e rimandata il ponte di Genova verrà riconsegnato proprio ad Autostrade, come ha ordinato il Governo M5s-Pd”. Il governatore ligure ha aggiunto:”E intanto per la tragedia del Morandi e per le sue 43 vittime nessuno ancora ha pagato. Mentre a Roma litigavate, noi in Liguria almeno abbiamo ricostruito il ponte”. Il leader della Lega Matteo Salvini ha rincarato la dose intervenendo sulla vicenda che ha monopolizzato le agenzie di stampa: “Quindici chilometri di coda in A7, ennesima giornata da incubo per Genova e per tutta la Liguria, mentre Pd e 5 stelle fanno i capricci e litigano su Autostrade, sulla gestione del nuovo ponte e tengono bloccata la Gronda. Incapaci al potere”.
In punta di diritto ipotizzare l’affidamento della gestione della nuova infrastruttura a soggetti estranei alla concessione non sarebbe stato praticabile e i fatti smentiscono il populismo facilone del Movimento che quando proclamava, con la verbosità tipica dei bulli istituzionali, “mai più Benetton”ignorava che il 70% di Autostrade è detenuto da investitori stranieri. Per i grillini, estimatori della concezione madurista del governo, lo Stato di diritto è un impaccio ai loro editti e in questi due anni, mentre incalzavano senza successo i Benetton, crollavano altri ponti gestiti dall’Anas nell’inerzia del governo rossogiallo che non ha convogliato le necessarie risorse per gli investimenti manutentivi delle strade.
Prodigioso il commento dell’ex ministro ed esponente di punta del M5s Danilo Toninelli sulla concessione del Ponte di Genova ad Autostrade: “La linea nostra non cambia di un centimetro, il ponte non deve essere dato ai Benetton”. Toninelli fa dichiarazioni inflessibili (“non deve essere dato”) come se vivesse in un tempo parallelo al reale e nega di voler concedere ciò che è stato già concesso dal suo governo, profanando il sistema logico che dovrebbe regolare un ragionamento. L’ex ministro e il suo Movimento hanno ceduto non solo centimetri alla loro dogmatica e ottusa linea politica, essendo migliaia i chilometri che li vedono soccombere nella riconferma di Autostrade sancita dal governo di cui sono titolari.
Il comportamento dei Cinque Stelle si potrebbe assimilare al bagarinaggio elettorale, hanno fatto incetta di voti proponendo un messaggio di estrema semplificazione per poi truccare il bottino elettorale in un’alleanza con il Pd, rinnegando i presupposti su cui il loro consenso era maturato.
In questo caos, però, s’è inserita la sentenza della Consulta, secondo cui l’esclusione di Autostrade da demolizione e ricostruzione del ponte di Genova non è stata illegittima. Una decisione che i grillini possono sfruttare per tornare alla carica contro Aspi. Ce ne sarebbe abbastanza per far deflagrare il governo, che all’orizzonte ha altri nodi delicatissimi da affrontare: aiuti Ue, Mes, crisi economica. Autostrada per l’inferno, canterebbero gli AC/DC…
Andrea Amata, 9 luglio 2020