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Grillo è stufo delle contestazioni e di Di Maio. Ecco cosa farà

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Di Maio finge tranquillità ma Grillo ha pronta l’arma letale per rimuoverlo dalla guida del Movimento. Beppe è Il Fondatore ed il Garante dell’apparato disciplinare dell’M5s ed e l’unico ed il solo legittimato a sfiduciare i dirigenti, senza dover aspettare la fine del loro mandato. È forse proprio per questo che Giggino, dopo la debacle in Sardegna, si è affrettato a precisare che lui è inamovibile.

Ma la sfiducia sarà l’atto finale di una rottura sempre più evidente tra Grillo e l’area governativa del Movimento, la Casaleggio Associati e la piattaforma Rousseau. A meno che a mettere in crisi il Vicepremier non siano i Gruppi parlamentari ormai in rivolta. E da lì inizierà un’altra storia, con una resa dei conti drammatica nell’universo grillino. Il comico genovese sente ormai sulla pelle il fallimento del suo sogno, partito con Gian Roberto Casaleggio e frantumato con l’azione dilettantistica e improvvisata del governo Conte.

Viene sbertucciato perfino per strada, soprattutto nella sua Genova, e il pienone delle sale dei suoi spettacoli è un ricordo lontano. È molto probabile che voglia anche mettere le mani avanti prima che esca, a ridosso delle Europee, un libro bomba sui veri conti della Casaleggio Associati e della piattaforma Rousseau e sui costi smisurati di Palazzo Chigi nell’era grillina. Una sorta di documentatissima spy story ricca di retroscena e firmata da Marco Canestrari e Nicola Biondo, due che quel mondo l’hanno frequentato e che, chiusi in un posto segreto a Londra, stanno rivedendo le ultime bozze del loro secondo ‘atto d’accusa’ alla gestione del Movimento.

Grillo sa che domande come: ‘Può un’associazione privata imporre a dei parlamentari della Repubblica di versare un contributo mensile? Che conseguenze legali ci possono essere? Quante centinaia di Carneadi a contratto escono ed entrano a Palazzo Chigi e nei Ministeri? Che competenze hanno?’. Ormai sono domande che frullano nella testa degli attivisti. Angosce che il ligure Grillo non sopporta, nonostante abbia già tolto il suo nome dal simbolo del MoVimento.

Si indispettisce quando, ogni sera, come dice, è costretto a vedere le passerelle di Giuseppe Conte tanto simili a quelle di Mariano Rumor, vecchio notabile Doroteo, oppure ascoltare le banalità di Danilo Toninelli o le inutili smargiassate di uno Stefano Buffagni. È furibondo di come si stia trascinando la vicenda Tav, un’opera ottocentesca che andava bloccata subito a beneficio di una vera rivoluzione digitale che non è ancora mai partita. E commentando l’altra sera il Tg1 ha fatto notare che perfino il Vaticano è più avanti ormai del Movimento, accettando il confronto con i guru della robotica ed i transumanisti asiatici come Hiroshi Ishiguro, ideatore del robot “Geminoid”, invitato nei sacri Palazzi da Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

Tutto ciò all’alba di una rivoluzione come si preannuncia essere quella del 5G che, partendo dalle grandi città, Milano nettamente in testa, rischia di aumentare il divario tra le metropoli e i comuni più piccoli, finendo per farle diventare delle città Stato. Tutto il sistema del 5G trasformerà la vita quotidiana dei cittadini perché impatterà nel sistema sanitario, delle infrastrutture e dei trasporti, rendendo ogni minuto non solo più veloce ma più semplice, abolendo mostruosità burocratiche e logistiche. Era il sogno di Casaleggio Senior e di Grillo, che Conte & Co. hanno frantumato fino a convincerlo che è il momento di gettare la spugna. E’ questione solo di poco tempo ormai.

Luigi Bisignani, Il Tempo 3 marzo 2019