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Grillo, il “borghesone” che disprezza i “borghesucci”

Il sarcasmo di Beppe Grillo si abbatte sulla borghesia. In una lettera al Fatto quotidiano, firmata «Grillo e il suo neurologo», il comico se la prende con la piazza torinese che ha mandato al diavolo il Movimento 5 stelle, principale esponente del partito del no a qualsiasi cosa.

La borghesia, secondo il fondatore del Movimento, è «punto di riferimento per la noia di vivere». Tocca ai borghesi «negare i diritti della gente che lavora», fare «cuscinetto fra Amazon e i suoi dipendenti sottopagati», nutrirsi con le «prelibatezze accompagnate dal sudare dei ragazzi a domicilio». Ed ecco le conclusioni di Beppe (e del suo neurologo, che immaginiamo piuttosto allarmato): «Quello che importa è che siete tornati voi borghesucci: manca solo Gaber a prendervi in giro».

Giorgio Gaber magari potrebbe prendere in considerazione di prendere in giro Beppe Grillo, un piccolo borghese fatto e finito, asceso al gradino superiore. Oggi Grillo è un borghesone. Giuse (questo il vero soprannome) nasce in una famiglia modesta ma senza problemi. Il padre, Enrico, aveva un’azienda di fiamme ossidriche, la «Cannelli Grillo». Giuse, diplomato in ragioneria, pianta economia e commercio e si butta nel ramo abbigliamento ma i suoi jeans nessuno li vuole. Inizia a esibirsi nei locali. Si trasferisce a Milano. Pippo Baudo lo nota e lo lancia. Siamo alla fine degli anni Settanta. Il resto è noto: la conduzione del Festival di Sanremo, la pubblicità dello yogurt, la battuta su Craxi a Fantastico, l’allontanamento per breve tempo dalla tv di Stato, ancora Sanremo, gli spettacoli teatrali, l’amicizia con Gianroberto Casaleggio e il blog da cui nascono i 5 stelle. Diventa l’anima e il predicatore del nuovo Movimento. La base programmatica si riduce a cinque lettere: Vaffa. Tratta da «vecchia puttana» Rita Levi Montalcini; storpia Umberto Veronesi in «Cancronesi»; utilizza il termine «autismo» come insulto per i soliti politici.

Beppe il piccolo borghese nel frattempo è diventato un borghesone pieno di palanche. Nel corso degli anni viene ripetutamente criticato per una discrepanza tra quello che predica e lo stile di vita che pratica. Dice di essere un «francescano». Però le ferie di Grillo sono a 5 stelle, come il partito. Bagni, al Pevero in Sardegna. Un paradiso. Peccato solo per lo yacht «Gio II» finito sugli scogli. Grillo ama il caldo e il mare. Famoso il capodanno celebrato a Malindi, nel resort a cinque stelle di Flavio Briatore. Ha guidato Ferrari, Porsche, Chevrolet, Maserati. Pioniere nell’uso dei Suv, precipitò in un burrone con una Chevrolet, causando la morte di tre amici. Ha immobili a Genova, in Sardegna, Torino, Valle d’Aosta e una villa in Toscana. Per due volte ha fatto ricorso al condono edilizio (1997 e 2002) e una a quello fiscale (2003). Sostiene che gli siano rimaste solo due abitazioni a Genova e in Toscana. La Ferrari sarebbe stata sostituita da una Toyota. Insomma, il messaggio è chiaro. Grillo ci assicura di condurre una vita sempre più semplice e distaccata, proprio come il poverello d’Assisi.

Prendersela con i piccoli borghesi è comunque un classico. I piccoli borghesi furono oggetto di una campagna derisoria sotto il fascismo, che produsse, ad esempio, i racconti di Piccola Borghesia del fascista Elio Vittorini. La piccola borghesia fu poi l’oggetto delle rampogne dei comunisti. Vessati dalle tasse, disprezzati dagli intellettuali, i piccoli borghesi si oppongono al cambiamento con le loro misere aspettative. Pensano solo a mandare avanti la bottega ereditata dal padre, far laureare un figlio e altre nefandezze di questo genere. Vorrebbero le infrastrutture necessarie per commerciare e resistere alle sfide della globalizzazione. Il Movimento 5 stelle ha altri programmi: spegnersi un po’ alla volta, decrescere, premiare i fannulloni con i soldi di chi lavora. Per questo i piccoli borghesi sono nel mirino dei 5 stelle. Le accuse sono le solite. Visti i precedenti, c’è poco da stare tranquilli.

Alessandro Gnocchi, 15 novembre 2018