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Grillo, la triste fine del comico appassito. Gli resta solo Travaglio

L’Elevato torna in teatro, a Orvieto. Presenti Fico, Tridico e naturalmente Travaglio

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Conosci tu il paese dove fioriscono i cialtroni, alias gli antikasta, quelli contro i poteri forti e sporchi, quelli del kitipaga, quelli dei cittadini del popolo della gente. Abbiamo dunque il comico appassito, fondatore di una setta con penetranti afrori cinesi e iraniani, che dopo dieci anni di bella vita a comandare e amministrare, anche i fondi dei cittadini il popolo la gente, perde progressivamente polso, comando, gestione, esautorato da una creatura di laboratorio, le pagliacciate sempre più strazianti, annacquate finché decide di riportarle in teatro: o Orvieto o morte. Questo Grillo è un gran paraculo a 5 stelle: riesce a cavar soldi anche dalle sue cazzate, come i Ferragnez. In prima fila: il decano dei giornalisti “a schiena dritta”, forse il colpo della strega, vicino a varia umanità di potere, oggi in scadenza, tra cui uno che andava a Montecitorio in autobus ma adesso si sposta in autoblu con scorta, fosse mai che ce lo insidiano. Sempre in nome e per conto dei cittadini il popolo la gente.

Poi ci sarebbero le vecchie storie di rimborsi un po’ esagerati per i meglio della setta, poi degli scontrini un po’ ballerini, poi dei due mandati, evoluti in mandati affanculo ai cittadini il popolo la gente, e anche alle regole del fondatore, informatico già in fama di visionario ma oggi completamente dimenticato, è così effimera la riconoscenza in politica, poi l’occupazione manu militari di tutto, fino al climax da Alvaro Vitali e Bombolo, la razzia di biglietti del treno prima della trombata elettorale, poi il pauperismo da Cortina, sempre 5 stelle sono, poi il redditismo senza limitismo per i cittadini il popolo la gente ma, anzitutto, ladri, camorristi, pregiudicati, stupratori, rapinatori seriali, occupatori di case, rom organizzati nei racket. Robetta da un 10 miliardi l’anno per la prossima decade ma sulla quale il giornale della setta dei cittadini il popolo la gente slurpa via, cose minime, occupiamoci delle puttane di Berlusconi, della trattativa stato mafia che è roba da mafiosi ma se ci infili un anarchico isterico diventa esemplare, doverosa, battaglia di civiltà.

Eccoli tutti lì, in prima fila, schiena dritta e scorta che trotta, Travaglio, Tridico dell’INPS del RDC, quello che si autotriplicava lo stipendio con lo slogan del buondì motta, “perché lo merito, merito io”, Fico lo scortato, soldi ben spesi, mica un Mastella qualunque, mentre il vecchio stregone regola i suoi conti: Di Maio giuda Iscariota, Conte mago di Oz, l’umorismo stantio e infantile del guitto senile, ma in prima linea ridono un po’ contratti, alla cinese,  applaudono con quelle manine felpate, le movenze morbidose, molto virili di chi, in nome del popolo i cittadini la gente, è passato dal mondo di mezzo a quello delle contesse.

Anche nel Sanremo Babilonia dove, in prima fila, insieme ai Cda targati Pd c’era il grilletto antikasta Di Majo, con la J, non facciamo casino please, a presidiare la libertà per conto dei cittadini il popolo la gente. Che spettacolo! Ha detto il capo del giornale che non guarda in faccia nessuno, ma qualcuno di più: Vespa premiato con una striscia di bava quotidiana: medico, cura te stesso. Certa gente fa salire il minestrone al cervello, dal populismo alla demagogia “is just a kiss away”, dalla informazione settaria alla propaganda da schiaffi è un attimo. Tocca stare in campana e bucare tutti i palloni gonfiati ma non è facile, sono tanti e sono troppi. Capito, caso raro per me, ad un talk show, anche garbato, ben fatto ma a un certo punto irrompono due personaggi, uno che aspetta gli ufo, un altro che spara a palle incatenate contro l’America padrona del mondo e dello spionaggio a dispetto della Cina, inerme, vittima, pacifica, lungimirante, non invasiva, non imperialista, democratica, unica oasi di saggezza e di salvezza in un mondo che rotola dritto verso l’apocalisse. È in collegamento da Pechino, dove ha una cattedra, altro che sonde a mongolfiera per spiarci meglio. Io però reggo fin che posso e alla fine mi scappano i cavalli e mi trasformò in Capezzone, anzi in Peppone. Sempre più difficile questo mondo, e questo mestiere.

Max Del Papa, 17 febbraio 2023