C’è tutto il tempo per smentire. E infatti Giuseppe Conte dice che non è vero. Però indiscrezioni raccontano che il Garante del Movimento Cinque Stelle avrebbe dato un aut aut a Conte: o mantieni la regola del limite dei due mandati oppure me ne vado.
I toni dello scontro sarebbero questi: “Se deroghi al secondo mandato – avrebbe detto Beppe Grillo – dovrai fare a meno di me, lascio il Movimento 5 Stelle”. Una grossa gatta da pelare, per Giuseppi. Perché una cosa è dire addio a Di Maio e alla sua truppa. Un’altra è ritrovarsi a dover salutare il fondatore di un Movimento dove lui è approdato quasi per caso.
I due, si sa, si sopportano ma non si amano. Conte qualche tempo fa suggerì un passo di lato al Garante, chiedendogli di non trasformarsi in un padre padrone. Grillo dal canto suo quando può interviene per tenere le briglie di un Movimento che non gli somiglia più. Negli ultimi giorni Conte ha aperto alla possibilità di alcune deroghe al secondo mandato, magari per quei 4 o 5 big che dovrebbero trovarsi un altro lavoro se non venissero ricandidati secondo le regole. Una mossa, quella di Conte, che deve aver irritato e non poco Grillo.
Altro punto di scontro riguarda le parlamentarie. Sono previste dallo Statuto, ma Conte in una intervista aveva parlato di tempi ristretti per celebrarle prima delle elezioni del 25 settembre.
Qualche ora dopo la rivelazione della notizia, il leader del Movimento ha diffuso una nota: “Smentisco categoricamente tutte le indiscrezioni in merito – ha detto Conte – Abbiamo di fronte una grande battaglia da combattere tutti insieme per il Paese, guardiamo uniti nella stessa direzione“”.
Una cosa appare ormai chiara: i grillini sono vicini all’implosione. I governisti guardano a Di Maio. I movimentisti sperano in un ritorno di Di Battista. Conte appare politicamente finito o almeno azzoppato. L’aura da statista che i giornali gli avevano costruito attorno si è frantumata con la caduta del governo Draghi. E lui non ha certo dimostrato di essere un abile politico. Per ora resiste grazie alla copertura ideologica di Grillo. Ma se dovesse andarsene pure lui, la domanda sarebbe scontata: cosa resterebbe del vero M5S nel partito di Conte?