Politica

Grillo torna alla corte dei cinesi: “Mi hanno chiesto cosa penso”

In un video sul suo blog il comico elogia Pechino, auspicando la nascita di una “Via del Basilico”

Beppe Grillo è stato folgorato sulla Via della Seta. Il fondatore del Movimento 5 Stelle esterna ancora una volta le sue simpatie sinofile, al punto da pubblicare un video interamente in cinese sul suo blog. È probabile che, nei 300 mila euro di consulenza ai pentastellati, fossero incluse anche delle lezioni di mandarino: sorprende la padronanza dialettica del comico genovese.

Panegirico cinese

Grillo torna ad esaltare la Cina con motivazioni farneticanti: “Stiamo assistendo ad uno spostamento di pensiero pazzesco. La robotica, l’intelligenza artificiale, la velocità della tecnologia stanno cambiando ogni cosa intorno a noi. Cambierà tutto quello che viene trasportato, sarà disegnato in un luogo, trasmesso vicino al cliente, stampato da lui stesso, e creato solo con l’iPhone. E la Cina è al centro di tutta questa rivoluzione. Non possiamo far finta di niente.”

L’amante del Dragone pechinese non esita ad attaccare l’Europa e gli Stati Uniti, mentendo spudoratamente sull’origine dell’inquinamento globale: “Nel mondo girano 500 milioni di container e una nave container inquina come 50 milioni di auto in un anno. La Cina è da sempre raccontata come il maggior produttore di gas serra al mondo, ma il 40% delle emissioni cinesi è imputabile a produzioni di beni esportati specialmente verso Europa e Stati Uniti, emissioni di fabbriche occidentali. Novanta aziende private sono responsabili dei 2/3 delle emissioni dei gas serra: Chevron, Shell, Bp, Walmart, Ikea… E noi continuiamo a fare negoziazioni sul clima con gli Stati, che si basano sulle emissioni di ciascuno Stato e non sulla distribuzione di tecnologia ad alta efficienza”. Ci risiamo con il solito refrain: se la Cina inquina è colpa dell’Occidente brutto, cattivo e neocolonialista.

Le collusioni con Pechino

È difficile dare credito a queste bugie, che sanno un po’ di Mao Tse-Tung, un po’ di Hu Jintao. Ma dal video trapelano alcune informazioni preoccupanti. “E io, che sono l’ultima ruota del carro, sono stato invitato dall’ambasciatore cinese a Roma, Jia Guide, perché voleva sapere cosa pensassi io, della Cina”. Il frontman del terzo partito italiano legato a doppio filo agli interessi cinesi. Non è certo una novità: poche settimane prima dello scoppio della pandemia di Covid-19 era stato ricevuto dall’ambasciatore Li Junhua, al quale aveva donato del pesto. Grillo conclude il videomessaggio proprio con un richiamo alla salsa ligure: “E così, anche io, da buon genovese, ho chiesto all’ambasciatore di investire nel basilico genovese, perché auspico in un accordo che veda “La Via della seta” congiungersi con “La Via del Basilico”, sarebbe fantastico!”.

 Grillo, megafono di Xi Jinping

Beppe Grillo è un megafono della martellante propaganda di Xi Jinping a casa nostra. In numerose occasioni ha minimizzato le responsabilità di uno tra i regimi più sanguinari e repressivi dell’epoca contemporanea. Nel 2019, sempre sul blog beppegrillo.it, negava la “trasformazione etnica” applicata dai cinesi ai danni della minoranza uigura. Grillo considerava – e considera tuttora – il genocidio perpetrato nella regione dello Xinjiang “una campagna per screditare il governo cinese”.

Lo scorso anno aveva addirittura citato Xi Jinping nell’incipit di un articolo: “I Paesi di tutto il mondo sono come i passeggeri a bordo della stessa nave che condividono lo stesso destino. Affinché la nave resista alla tempesta e salpi verso un futuro radioso, tutti i passeggeri devono lavorare insieme. L’idea di buttare qualcuno fuori bordo è semplicemente non accettabile”. Il pezzo, a firma di Fabio Massimo Parenti, Foreign Associate Professor di Economia Politica Internazionale alla China Foreign Affairs University di Pechino, è intitolato “Il ruolo della Cina nella crisi russo-ucraina”.

L’analisi rappresenta l’ennesimo schiaffo all’Occidente, un tripudio di tesi anti-libertà e di disinformatia: “I Paesi di vecchia industrializzazione teorizzano e praticano la de-globalizzazione, sulla scia degli interessi geostrategici anglosassoni ed in antitesi a quelli europei e mediterranei: separazione e fratturazione del continente euroasiatico, dove non a caso sono occorse tutte le principali guerre degli ultimi decenni, al fine di rivendicare un predominio egemonico globale, erososi ma non esauritosi del tutto. Lo hanno fatto, e continuano a farlo, con le guerre commerciali, a suon di sanzioni unilaterali ed arbitrarie, perché motivate da calcolo politico-strategico e pertanto contrarie ai princìpi dei regimi commerciali e finanziari da loro stessi costruiti. Lo hanno fatto, e continuano a farlo, con innumerevoli guerre di invasione, guerre per procura, cambiamenti di regime, cioè, colpi di Stato, ecc.”.

In altri tempi si sarebbe parlato di “utili idioti” al soldo dell’Unione sovietica. Oggi, alla mai sopita idolatria filo-sovietica-filo-russa, si è aggiunta anche la passione per Pechino. Nessuno vieta a Beppe Grillo di “candidarsi” in Cina. Se solo aprisse gli occhi…

Lorenzo Cianti, 6 settembre 2023