Gruber ha una nuova eroina: Maria Rosaria Boccia

La storica conduttrice di La7 parla dell’imprenditrice in un’intervista al Corriere: “Se la cava molto bene”

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Gruber Boccia

Il cittadino plebe che si crede libero e lo è solo di subire, “in catene” per dirla col vecchio Karl Marx, catene a volte virtuali ma non meno opprimenti, il cittadino suddito che si sospetta sempre meno libero, non rinuncia a ragionare in termini binari: o di qua o di là, o con noi o contro di noi, ma la realtà è più semplice e più intrecciata: il potere non è binario, il potere è veramente fluido e in esso l’informazione, totalmente funzionale al potere, è qualcosa che si può definire tranquillamente intersex o polisex. I network televisivi si fanno concorrenza, per ragioni di sponsor, di soldi, ma al di sopra prevalgono le relazioni, gli intrecci e grovigli del potere, inconfessabili ma risaputi.

Giorgia Meloni pratica anche lei il suo nepotismo, anche a dimensione familiare, in Rai ma la Rai non la accetterà mai davvero, il corpaccione del servizio pubblico per ora la tollera, si adegua, ma è come un coccodrillone che a tempo debito saprà fagocitarla, digerirla, smaltirla. Non l’editore di riferimento di cui parlava Bruno Vespa per dire la Dc che assimilava lei il sottopotere della comunicazione, ma il contrario. Nei network privati, anche quelli degli eredi Berlusconi, d’ora in avanti larghissimo spazio a esponenti di sinistra e più estrema è meglio è, per sancire, questa la nuda verità, l’alleanza Forza Italia-Pd che, come in Ue, dovrebbe avere luogo, comunque si prepara, anche in Italia in vista di un governo tecnico che il nostro presidente imparziale sembra già avere messo sul binario: “Lucide scelte di Von Der Leyen a seguito della pandemia”.

Che suona come una provocazione ed è piuttosto l’investitura, gelida, razionale, al burocrate europiddino Gentiloni, che un mese fa si era espresso negli stessi identici termini, e che viene dato come il premier del prossimo esecutivo “tecnico”; laddove il tecnocrate Draghi se ne esce nelle stesse ore con la ricetta per trasformare, a spese del cittadino plebe, la Ue da sovrastato autoritario in totalitario. Unisci i puntini e trovi questa informazione dove tutto pare assurdo e invece è meditato, anche, vedrete, la Ilaria Salis nelle televisioni fondate dal Berlusconi acerrimo anticomunista. Intanto, anche qui il tempismo è strategico, organico al tutto che cova, il Corriere a mezzo Aldo Cazzullo fa una di quelle non interviste tattiche, dense di significati, a Lilli Gruber che, come tutti quelli del suo rango, è più un ufficiale diplomatico di collegamento che una semplice informatrice.

L’intervista lascia il tempo che trova ma, come tutte le interviste della informazione liquida, che travolge tutti, non ha pretesa di fondatezza, va letta quale operazione diplomatica. Ovvio, l’interlocutore è quello che è e si avventura all’occorrenza in analisi di militante superficialità, “la crescita dell’ultra destra nazionalista, populista e xenofoba è un fenomeno che tocca tutte le democrazie liberali che avevano promesso libertà, diritti e uguaglianza. Su questo ultimo fronte abbiamo chiaramente fallito, visti i dati sul continuo aumento della povertà”. È l’esatto contrario e anche Lilli lo sa, è la saturazione di inetti e di violenti ad avere portato la Germania a un giro di vite anche brutale, è l’abuso di malintesi diritti che sta zavorrando l’Europa che ora tenta di correre ai ripari, ma la nostra paladina dell’informazione obiettiva, per carità mai schierata, non tradisce dubbi e li scandisce a grumi di luoghi comuni liofilizzati: “L’Italia sta diventando un Paese sempre più polarizzato, diviso e rancoroso: su questo terreno prospera un governo di destra reazionaria, che sta cercando di portare indietro le lancette dell’orologio dei nostri diritti”.

Sarà il“mix tra arroganza e stupidità” che la nostra anchor woman, ritratta in foto che hanno come minimo 25 anni, imputa al disastroso Sangiuliano, comunque restiamo alla immutabile rappresentazione di se stessi tipica dei potenti e dei giornalisti che si percepiscono e a volte effettivamente sono potenti, in forma succedanea, con una discreta dose di ipocrisia: Lei – finge di pungere il Cazzullo – ospita spesso le firme del Fatto Quotidiano, molto critiche verso il Pd. Non crede che un’alleanza organica tra Pd e 5 Stelle sia molto difficile? «Ospito firme di Libero, del Secolo d’Italia, di Repubblica, del Domani e di altre testate. Comunque, senza un’alleanza non si vince». Al di là dell’approccio da consigliori, neanche dissimulato, quello che le nostre fiaccole della obiettività omettono è la proporzione, in termini di 100 a uno per quelli del Fatto che a La7 ci vanno da intimi, come nel salotto di una che neanche si formalizza, in forza di appositi contratti siglati con agenti che fanno da cerniera tra lo spettacolo, il giornalismo e la politica.

Questo il gioco, che a volte al cittadino plebe sfugge un po’. Ma di più significativo, di più bello che questi vezzi o tic risaputi del giornalismo d’alto bordo, è l’elogio della nuova arrivata nel pantheon di sinistra, questa misteriosa e vagamente inquietante Maria Rosaria Boccia, una che investe su se stessa e sa come farlo, una che gira per ministeri con gli occhiali della realtà aumentata, poi dice che la tecnologia non serve: serve, se sai come usarla e Boccia lo sa e sbarca in tutte le televisioni, di preferenza tenute da organizzatrici della sinistra postcomunista: Gruber, Berlinguer, l’intendenza seguirà. Bianca ha appena sancito, di fatto, la verosimile candidatura di Boccia, perché ormai la politica è questa roba qua, nessuno si senta offeso; come Berlinguer, anche Gruber magnifica l’abilità narcisistica della parvenu che cammina sulle ossa del povero Sangiuliano, piccolo ministro di grande sprovvedutezza.

Vediamo di analizzare in breve il passaggio? Non può essere per caso che il Cazzullo domandi alla sua amica, che a volte lo ospita, “Come se la cava Boccia in tivù?”, con l’altra che risponde “Molto bene direi, anche perché dall’inizio ha saputo approfittare di tutte le debolezze ed errori dei parvenu del potere”. Molto bene direbbe. Also sprach Lilli Gruber. Molto bene come? Per come guarda la lucina rossa? Per il linguaggio del corpo, che già i criminologi da rivista esaminano? Ma il lettore plebe può trovarci quello che vuole, tanto “tutto ciò che puoi pensare è vero”.

Che spettacolo! La sinistra moralista impazzita per una apprendista influencer passata dai dieci, ventimila ai centotrentamila seguaci e per cosa? Per incomprensibili storie di spionaggio alla Lino Banfi, a conferma che per diventare famosi, e quindi candidati e quinci eletti, non conta cosa si fa, non esiste distinzione tra una strage familiare, una truffa epocale, l’arrivismo sbracato, il carrierismo servile, l’approccio terroristico, l’occupazione delle case dei poveri, le spedizioni punitive, il vittimismo da atleta maschio che si fa fregare dalle donne, eccetera. “l’importante è esagerare”, come cantava Jannacci.

Esagera anche la nostra Lilli, già europarlamentare di sinistra ed esponente del Pd da cui si dimise per assumere il controllo del programma 8 e ½, insomma per le buone maniere democratiche dell’indipendenza formale dell’informazione: “Lei però è accusata, dalla Meloni stessa, di essere di parte”. “Sì, sono di parte: dalla parte della Costituzione, della legalità, del giornalismo che si basa sui fatti”. ‘Ndemm, Lilli, che la plebe sarà anche di bocca buona, ma completamente boccalona ancora no.

Max Del Papa, 10 settembre 2024

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