Che autonomia possono avere infatti degli stipendiati di Cdp all’interno dei cda delle aziende in cui vengono catapultati ma, soprattutto, di chi faranno gli interessi? Dei loro datori di lavoro, in questo caso Cdp, o delle società che sono chiamati ad amministrare? E come si comporterebbero di fronte ad un aumento di capitale o ad un’eventuale fusione, visto che se ne parla proprio per Fincantieri con Leonardo, ora che ci si aspetta, tra l’altro, l’ennesimo inciampo giudiziario per l’Ad Alessandro Profumo, o per Snam con Terna?
Peraltro, se Cdp volesse azzerare i consigli in corso d’opera potrebbe facilmente farlo, pretendendo le dimissioni forzate dai suoi dipendenti. Almeno ad Assogestioni – che riunisce le società di gestione del risparmio ed è considerata, a buon diritto, “nume tutelare” della corporate governance – dovrebbe essere garantita nei cda una rappresentanza di minoranza o, perlomeno, la designazione di amministratori indipendenti in grado di tutelare gli interessi esclusivi della loro società. In questo modo si potrebbe garantire che un’azienda quotata non segua soltanto le linee politiche di governo ma si concentri sulle logiche di mercato.
Come fa notare Federico Tedeschini, principe degli avvocati amministrativisti italiani, “la questione sollevata dai grandi fondi internazionali riguarda tutto il sistema delle partecipate pubbliche anche perché è stato da tempo abbandonato l’originario sistema delle direttive governative nei confronti degli enti di gestione: prima o poi la questione verrà sollevata da qualche Procuratore della Corte dei conti”.
Sergio Mattarella, imbullonato al Colle per altri sette anni, per ora tace o forse anche lui, come d’altronde i partiti, si è stufato di questa mancanza di trasparenza nelle società pubbliche e di questo Governo fai-da-te e aspetta di mandare tutti a votare per evitare, tra l’altro, di vedere piazzati altri amichetti del trio “Giavazzi, Funiciello e Scannapieco” in Eni, Terna, Enel e Poste.
Ma non è solo per questo che sarebbe auspicabile andare al voto il prima possibile. La data preferita, stipendio dei parlamentari assicurato, è il 16 ottobre. Speriamo che questa volta il tempo sia galantuomo.
Luigi Bisignani, Il Tempo 1° maggio 2022