Nahum Goldmann è stato il fondatore del World Jewish Congress e suo Presidente fino al 1978 e anche presidente della World Zionist Organization dal 1956 al 1968 e nel suo libro (non tradotto in italiano (in inglese: “The Jewish Paradox”) riporta una conversazione con Ben-Gurion: “Non capisco il tuo ottimismo, Perché gli Arabi dovrebbero fare pace? Se fossi un leader arabo non farei mai pace con Israele. È naturale. Gli abbiamo tolto il loro paese. Sicuro, Dio lo ha promesso a noi, ma cosa gliene importa? Il nostro Dio non è il loro. Veniamo da Israele, ma duemila anni fa. C’è stato l’antisemitismo, Hitler, Auschwitz, ma era colpa loro? Loro vedono solo una cosa, che siamo arrivati e gli abbiamo rubato il loro Paese. Perché dovrebbero accettarlo? Quindi è semplice: dobbiamo essere militarmente forti altrimenti gli Arabi ci cacciano”.
(Riportiamo l’originale inglese per assicurare che non abbiamo distorto o forzato il testo originale che è molto esplicito)
Dai commenti al nostro ultimo articolo pubblicato su questo sito sembra che sfugga questo dettaglio che per Ben-Gurion è ovvio: gli ebrei hanno cacciato i palestinesi dalla loro terra.
Per i due principali leader sionisti, il fatto che duemila anni fa gli ebrei avessero abitato nella zona non ha ovviamente importanza per i palestinesi che ora sono stati cacciati via. In effetti negli ultimi 2.500 anni molti popoli si sono spostati o sono stati costretti a farlo. Solo in breve due esempi.
I greci hanno abitato (vedi guerra di Troia) tutta la costa dell’attuale Turchia da 1.200 anni prima di Cristo fino alla caduta di Costantinopoli (e gli ultimi sono stati espulsi dai turchi nel 1920). Gli italiani hanno abitato la Costa Dalmata per almeno 2 mila anni e sono stati cacciati nel 1945.
Il mondo è pieno di popoli, a cominciare da italiani e greci, che hanno creato civiltà millenarie, di cui vedi le tracce evidenti nell’archeologia se solo visiti il paese, durate anche fino a poco tempo fa, in posti da cui sono stati cacciati di recente e sarebbe un caos se ci si appellasse alla storia per tornarci anche solo dopo 100 anni, figurarsi dopo 2.500. Sulla base però dell’Antico Testamento circa 400 mila ebrei sono arrivati in Palestina e hanno spinto fuori la maggioranza musulmana (e anche cristiana) con la guerra del 1947, poi 1956 e infine del 1967. Oggi i palestinesi sono ridotti ad occupare circa il 10% della Palestina.
Come però riconoscevano nei momenti di riflessione leader sionisti come Ben Gurion e Nahum Goldmann, è ovvio che gli arabi avrebbero resistito con la forza. E come dicevano nel testo citato all’inizio, Israele non poteva che rispondere con la forza. Data la superiorità militare sono sempre in grado di infliggere perdite molto maggiori e in questo modo hanno progressivamente espulso i palestinesi e li tengono sottomessi in Cisgiordania. Per non averne troppi sotto il loro diretto dominio ne hanno spinti oltre 2 milioni a Gaza, fuori da Israele, dove però hanno maggiori possibilità di armarsi e fare attentati. L’ultimo è stato quello che ha provocato più morti di tutti quelli precedenti.
Come che sia però la radice del problema è spiegata da Ben-Gurion all’inizio: se ad un popolo rubi un paese (“stolen their country”), allora: o fai pulizia etnica completa, come con gli italiani in Istria (e una degli autori di questo articolo sa cosa vuol dire perché è figlio di profughi), oppure sarai in guerra permanentemente. E nel caso di Israele l’impressione è che la guerra continuerà.
Quello che non ci è chiaro è perché in Italia e in Occidente invece di cercare una sia pure sempre più difficile soluzione pacifica si senta solo il bisogno di schierarsi dalla parte di chi originariamente ha in realtà commesso un torto.
Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, 5 novembre 2023