Ognuno può parlare di ciò che vuole, sia chiaro. In fondo la pandemia ci ha abituato alle opinioni più disparate sui temi più diversi. Il punto è che quando si scende nell’arena politica bisognerebbe farlo a ragion veduta. Evitando di sparare clamorose fake news che poi restano scritte nero su bianco in una paginata intera della Stampa.
La sparata della Guerritore su Meloni
In questa strana corsa verso le elezioni, il quotidiano torinese ha intervistato nietepopodimenoche Monica Guerritore, attrice, regista, drammaturga e scrittrice italiana. Evidentemente, nel suo curriculum manca la qualifica da politologa ed è una fortuna per la categoria. Perché la sua intemerata contro Giorgia Meloni (dal titolo: “Ha fatto un gran male al Paese, non la salva nemmeno essere donna”), la Guerritore ha sparato una bufala colossale nelle prime dieci righe. Domanda: “Per la prima volta in Italia si profila la possibilità di una donna premier, ed è una donna di destra, Giorgia Meloni. Che ne pensa?”. Risposta: “A me non interessa questo tipo di dibattito, il fatto che sia donna o uomo è ininfluente rispetto al dato gravissimo che questa persona abbia contribuito, in un momento storico drammatico, a buttare giù un governo sei mesi prima della sua fine naturale. Un governo che stava lavorando bene in uno scacchiere geopolitico molto complesso. Una grave complicità in un’azione che ha fatto un gran male al nostro Paese. Io credo che per diventare premier si debba innanzitutto essere responsabili”.
“Mi fido del Pd”
Ora, uno può anche capire che se passi la giornata a recitare puoi perderti alcuni passaggi politici di secondo piano. Ma questa è una svista clamorosa. Giorgia Meloni infatti è sempre stata all’opposizione del governo Draghi. E non può certo aver “contribuito a buttarlo giù sei mesi prima della sua fine naturale”. Non c’è alcuna interpretazione che tenga. Questa è una bufala colossale, che il cronista avrebbe dovuto far notare all’intervistata. Invece, l’intervistatore ha preferito proseguire con questa domanda: “E chi sono secondo lei i politici di cui fidarsi?”. Risposta, ovviamente, il Pd. E chi sennò?
La vera storia del governo Draghi
Poi però uno si va a rileggere le cronache politiche (lo suggeriamo, alla Guerritore) e scopre che Draghi aveva il sostegno di Forza Italia, Lega, M5S e Pd. E nessuno di loro ha la fedina interamente candida. Il Pd se proprio aveva a cuore Supermario poteva evitare di ficcare l’inceneritore (peraltro utile, sia chiaro) nel decreto della discordia. Il M5S avrebbe potuto ingoiare il rospo e evitare il teatrino della fiducia-non-fiducia. Di sicuro Forza Italia e Lega avrebbero potuto salvare l’esecutivo, se avessero voluto. Ma Meloni che poteva fare? Sostenere un governo a cui si opponeva perché la maggioranza era in disfacimento? All’immaginazione non c’è mai limite. Ma alla decenza sì. E dopo una risposta del genere il lettore viene da chiedersi: ma ha davvero senso leggere tutto il resto dell’intervista?