Ha aggredito il poliziotto, ma il vescovo lo omaggia: una veglia per il migrante morto

L’incredibile decisione di mons. Domenico Pompili: “Un segno di speranza, di pace, di luce”

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Migrante ucciso

Non si placano le polemiche sui fatti di Verona. I fatti ormai sono noti a tutti: domenica mattina, dopo una nottata di atti vandalici, il ventiseienne Moussa Diarra ha aggredito dei poliziotti con un coltello alla stazione di Porta Nuova. Uno degli agenti ha aperto il fuoco e uno dei tre proiettili esplosi ha centrato il migrante originario del Mali in pieno petto, uccidendolo. La Procura di Verona ha iscritto nel registro degli indagati l’agente della Polfer che ha sparato ma il dibattito non riguarda solo questo punto. Risulta piuttosto incredibile la decisione e soprattutto la motivazione del vescovo della diocesi di Verona, mons. Domenico Pompili, di svolgere la preghiera giovani di venerdì 25 ottobre nella chiesa di Piazzale XXV Aprile, proprio di fronte alla stazione di Porta Nuova.

“La variazione del luogo, all’indomani del triste episodio avvenuto domenica mattina con la morte di Diarra Moussa, vuole essere prima di tutto un segno di speranza, di pace, di luce“, si legge nel comunicato pubblicato sul sito della Diocesi di Verona. Secondo quanto sostenuto dal religioso, la Chiesa veronese vuole “fare luce” attraverso la preghiera, il raccoglimento, il silenzio. Niente polemiche e strumentalizzazioni, ma l’obiettivo di chiedersi solamente “come potrà la chiesa rispondere all’appello del Signore ad essere luce che risplende davanti agli uomini e alle donne di oggi”. Il vescovo ha proseguito: “È solo un piccolo passo per rinnovare l’impegno per la Pace e il Bene comune, perché come ha ricordato papa Francesco all’Arena di Pace dello scorso maggio: ‘le ideologie non hanno piedi per camminare, non hanno mani per curare le ferite, non hanno occhi per vedere le sofferenze dell’altro. La pace si fa con i piedi, le mani e gli occhi dei popoli coinvolti, insieme tutti'”.

Chi legge il comunicato e alcune reazioni della sinistra senza conoscere i fatti penserebbe immediatamente a un’esecuzione in stile George Floyd, con il poliziotto brutto e cattivo che giustizia il migrante di colore in quanto di colore. Niente di tutto questo. Parliamo di un ragazzo problematico – prendeva farmaci per la depressione – che oltre ad aver sfasciato la stazione e i suoi dintorni ha aggredito gli agenti con un coltello. Per essere più sintetici: voleva ammazzare poliziotti senza motivo, se non una delusione personale legata ai documenti. Ma il processo di beatificazione è già partito e il vescovo di Verona non è l’unico.

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Le polemiche hanno chiamato in causa la politica, in particolare la giunta rossa guidata da Damiano Tommasi. L’assessore alle Pari Opportunità e ai Diritti Umani Jacopo Buffolo ha sparato una castroneria degna di nota sui suoi profili social. In relazione ai fatti della stazione di Verona, Buffolo ha affermato che “ad un bisogno di aiuto e cura si è risposto a colpi di pistola”. Secondo il compagno, infatti, Moussa Diarra avrebbe chiesto aiuto agli agenti, che invece lo avrebbero freddato senza pensarci due volte. Il migrante avrebbe chiesto aiuto con un coltello, forse. Ovviamente si tratta di una stupidaggine, di esternazioni sconcertanti e vergognose che rappresentano un attacco ai poliziotti che ogni giorno rischiano la vita, esattamente come accaduto domenica mattina.

Il centrodestra ha stroncato senza mezzi termini la sparata di Buffolo, stigmatizzata anche da Felice Romano, Segretario Generale del Siulp, il sindacato maggioritario del Comparto Sicurezza, Difesa e Soccorso Pubblico: “A chi afferma, con increscioso cinismo, che ‘Ad un bisogno di cura ed aiuto si è risposto a colpi di pistola’ rispondiamo che queste sono le conseguenze delle mancate risposte della politica. Il deterioramento della vivibilità nella zona della Stazione di Verona è da tempo denunciato dal Siulp veronese, che già lo scorso anno aveva espresso forte preoccupazione per le aggressioni subite con angosciante ripetitività da utenti, da esercenti e da dipendenti delle aziende di trasporto pubblico, che ha visto persino gli operatori delle forze di Polizia essere sistematicamente – e letteralmente – accerchiati da bande di criminali che non esitavano ad assicurarsi l’impunità con inaudite forme di violenza. Sconcerta prendere atto che chi è istituzionalmente preposto ad assicurare la vivibilità della città si abbandoni oggi ad esternazioni che sembrano essere un tentativo di scaricare su altri le proprie responsabilità”. Con buona pace di post buonisti alla ricerca di like.

L’agente costretto a sparare al maliano è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Verona, ma considerando la dinamica dei fatti tutto lascia presagire un lieto fine. Il procuratore di Verona, Raffaele Tito, in una nota ha sottolineato che l’episodio rientra “certamente in un contesto di legittima difesa“, ma l’ufficio intende valutare se vi sia stata o meno una condotta colposa da parte dell’agente e un superamento dei limiti della legittima difesa.

Franco Lodige, 22 ottobre 2024

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