Hamas ha accettato la bozza di accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio di decine di ostaggi: lo affermano due funzionari israeliani coinvolti nei colloqui, citati dall’Associated Press e ripresi dai media israeliani.
Il percorso che ha condotto a tale sviluppo è stato lungo e ricco di tensione. Dopo mesi di trattative segrete e incontri nei corridoi del potere internazionale, si giunge ad una svolta potenzialmente storica. Il presidente americano Joe Biden aveva anticipato che l’accordo era “sul punto di essere chiuso”, facendo riferimento ad una proposta da lui avanzata mesi fa.
La dinamica degli ultimi giorni ha visto dei “progressi significativi sui punti critici rimanenti” durante le negoziazioni in Qatar. Una notte considerata cruciale a Doha ha portato, apparentemente, al disgelo tra le parti. L’intervento di figure chiave, quali l’inviato dell’allora presidente eletto Donald Trump, Steve Witkoff, il primo ministro del Qatar al Thani e il direttore del Mossad David Barnea, sembra essere stato determinante.
Le minacce di conseguenze in caso di mancato accordo hanno pesato sulla situazione, spingendo Hamas e Israele a considerare seriamente la bozza proposta. Channel 12 ha riportato che la bozza di accordo è stata ricevuta da Israele durante la notte ed è stata ritenuta “ampiamente accettabile”. La palla è passata quindi nelle mani del capo de facto di Hamas, Muhammed Sinwar, fratello del leader Yahya ucciso dall’Idf. A quanto pare la bozza sarebbe stata accettata.
Parallelamente, si è saputo che Joe Biden ha discusso telefonicamente con l’emiro del Qatar, sottolineando “l’urgente necessità di un accordo”. Doha ha ricevuto gli inviati statunitensi e successivamente la delegazione di Hamas, mentre la Turchia ha esercitato pressioni tramite il capo dell’intelligence per discutere dei progressi negoziali.
Per quanto riguarda i dettagli dell’accordo, si parla di una strategia in tre fasi: inizialmente Hamas rilascerebbe i “casi umanitari”, per la precisione 33 ostaggi, mentre Israele libererebbe circa mille detenuti palestinesi. Secondo l’Associated Press, Israele rilascerà anche 50 detenuti palestinesi per ognuna delle 5 soldatesse in ostaggio a Gaza. Sarebbe previsto anche un cessate il fuoco di 42 giorni, con discussioni sulla seconda parte dell’intesa a partire dal sedicesimo giorno. Non è ancora chiaro però come avverrà l’eventuale ritiro dei soldati israeliani, visto che non si è parlato ancora di cessazione definitiva delle ostilità ma solo di tregua.
Da chiarire rimangono alcuni punti cruciali, come la presenza di Israele a Gaza durante e dopo il cessate il fuoco, e alcune condizioni poste da entrambe le parti. Ad esempio, Israele non intende scambiare figure di spicco del movimento palestinese e Hamas desidererebbe riavere il corpo di Yahya Sinwar.
Contrari all’accordo i partiti di estrema destra israeliana. Il capo di Otzma Yehudit, il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, ha invitato il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich ad opporsi a quella che considerano una “resa” ad Hamas. “Otzma Yehudit da solo non ha la capacità di impedire l’accordo. Propongo di andare insieme dal primo ministro e informarlo che se approva l’accordo ci dimetteremo dal governo”, ha detto Ben Gvir.”Vorrei sottolineare che, anche se fossimo all’opposizione, non faremmo cadere il primo ministro, ma questa cooperazione è il nostro unico modo per impedire l’accordo di resa e garantire che la morte di centinaia di soldati non sia stata vana”.
Stasera invece Antony Blinken presenterà un piano dettagliato per la ricostruzione di Gaza dopo la guerra. Sul tavolo anche chi dovrà governarla.
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